Fasc. Nr. 7 – Doc. n.11: “Le sorelle Azaro di Casarza Ligure”. Testim.za resa nel 1976 da Ildo Minetti “Aquila” nato a Casarza Ligure il 4.9.1918 e redatta dal fratello A. Minetti “Gronda” nato a Casarza L. il 14.11.1920. (Doc. in fotoc., comp. da 1 f., 1 p. manosc., s.d. e s.f.).

Trascizione: “Le Sorelle Azaro”  di Minetti Ildo “Aquila”

“Era circa la metà Sett. ‘44 quando una sera, con molta circospezione, venni avvicinato dalle sorelle Azaro Luisa [vulgo Luisitta (1920-1986) sposatasi a fine guerra con Sebastiano Pino (1920-2012), di Messina, ex militare del disciolto R.E., ospitato dalla famiglia Azaro dopo l’8 Sett. ’43 e divenuto poi il partigiano “Rizzieri”; e Ida (19231983)] che mi mettevano al corrente del lavoro di convincimento fatto con un gruppo di alpini di stanza alle “Case Nuove” [dove anche loro abitavano] di Casarza Ligure ed erano riuscite a convincerli ad abbandonare la Monterosa e a trasferirsi in montagna.
Mi recai a parlamentare con gli alpini (5 in tutto) e presi accordi, [e una la] sera, accompagnati da un loro commilitone da tempo con noi in collaborazione, ci incontrammo in località Castello e di lì, attraverso le montagne, li accompagnammo a Colle di Maissana dove si trovavano i partigiani al comando di Gronda.
Questa diserzione, allarmò non poco il comando alpini che fece una approfondita inchiesta e si suppone (non abbiamo prove) che un altro alpino, a conoscenza del fatto, abbia fatto i nomi delle sorelle Azaro e dell’alpino che con noi collaborava; vennero arrestati assieme al fratello gemello di Ida Azaro, Bernardo (1923-1956) e tradotti alle carceri di Chiavari, dalle brigate nere di Chiavari [e poi trasferite in quelle di Milano dove rimasero fino alla loro liberazione]. L’alpino n/s collaboratore fu detto che lo avrebbero mandato in Germania (non se ne seppe più nulla) il Bernardo chiese ed ottenne di entrare nelle brigate nere e le sorelle, dopo 3 mesi di carcere furono liberate. Appena liberate le sorelle, il Bernardo si diede alla fuga e raggiunse i partigiani. L’alpino che denunciò l’accaduto, fuggì anche lui ai monti, venne arrestato dai partigiani, ma mentre si cercavano le prove del suo misfatto, la formazione Coduri venne attaccata da preponderanti forze nemiche (rastrellamento invernale) ci fu uno sbandamento e l’alpino riuscì a sfuggire alla giusta pena e di lui non si seppe mai più nulla”.
N.B.: le parti comprese tra parentesi quadre sono di e.v.b.