Fascicolo n.7 – Doc. n.16: “Sechi Pietro”. Doc. in fotoc., comp. di 9 f., 9 p. dattil. o miste, s.d., f.to. Testimonianza scritta da Pietro Sechi “Succo”, nato l’8.2.1910 a Oschiri (SS) e inviata al Comitato per la storia della Coduri negli anni 1976/79.

Trascrizione delle sole parti manoscritte

Testimonianze rilasciate per iscritto da “Succo” al Comitato per la “Storia della Divisione Coduri”.

Zone operative su cui operò: Levante Ligure (Golfo del Tigullio e suo entroterra).
Distaccamento di appartenenza: distac.to “Succo”.
Periodo: dal 10/3/1944 al 25/4/1945.

2/11/944. – Rientrato nella formazione “CODURI” e destinato a statale di Né (Genova) quale comandante della Polizia S.I.P. di nuova istituzione, per la sua attività svolta nel periodo che va dal 15/1/1944 al 22/11/1944 cioè, organizzatore della S.A.P. di Sestri Levante, trascinatore e animatore dei giovani per arruolarsi nelle formazioni partigiane, fornitura di armi, munizioni, viveri e tutte le informazioni che interessavano la formazione partigiana.
                Il Comm.rio (Leone)                                                        Il Com.te (Virgola) 

Azioni partigiane a cui partecipò:
1)- In data 3.12.44 – con 5 uomini mi recai presso il comune di Sestri Levante, sfollato nei pressi di Villa Serlupi allo scopo di distruggere documenti dei nazifascisti, l’operazione riuscì e nell’occasione fu recuperato parecchio materiale necessario ai nostri reparti, macchine da scrivere, ciclostile ecc.

2)- Non ricordo la data, credo nei primi di marzo 45. – In quel periodo ci furono fucilazioni di partigiani a catena, fui informato che in S.M. Fossa Lupara vi era un tenente della famigerata X Mas, mi recai sul posto con altri 3 partigiani nel tentativo di farlo prigioniero nasceva una sparatoria indescrivibile – il tenente rimase ucciso con altra persona. Riuscimmo a sganciarci e rientrare alla formazione.- Lo scopo dell’azione fu di fare prigioniero il tenente per poi barattarlo con dei partigiani che in quel periodo erano molti nelle loro mani – che molti di essi furono fucilati.
3)- Il 25.2.45 – Per svolgere una attiva propaganda nelle file nemiche, che il “Comando della Divisione Garibaldina Coduri” a suo tempo aveva fatto affiggere dei manifesti nella città di Lavagna, Cavi di Lavagna, Sestri Levante e Riva Trigoso, avvisava la popolazione, che sarebbero stati effettuati tiri con armi pesanti vicino alle stesse città, quindi di allontanarsi.
Poiché detti tiri non potevano essere effettuati per la mancanza delle nominate armi pesanti, inviava volontariamente il partigiano Succo con 20 uomini a posare sulla spiaggia di Cavi di Lavagna diversi proiettili da 149 mm con detonatori a tempo. Anche questa azione andò a buon fine.
4)- Per quanto riguarda gli aiuti datici dalla popolazione durante la permanenza sulle montagne, bisogna riconoscere che tutto quello che potevano dare lo davano, a volte privavano anche i propri familiari per dare un piatto di qualche cosa a noi, questo si verifica soprattutto nella vallata di S. Vittoria con particolare la frazione di Montedomenico.
Ricordo molto bene che i fratelli Sivori da Casarza ci fornivano sacchi di pane, pasta e riso.- Questo perché economicamente non avevamo nulla ed eravamo alla giornata. Quante castagne fresche e secche sono state divorate? Io lo ricordo bene e penso che anche voi non lo abbiate dimenticato perché non si può dimenticare certe gravi situazioni.
5)- 8.4.45 – con 15 partigiani, in località S. Antonio di Frisolino (in casa della Matta) fummo sorpresi dal famoso rastrellamento composto da truppe di Alpini, bersaglieri, mongoli e brigate nere, appena accortomi della presenza del nemico lanciai una bomba a mano ed alcuni colpi di pistola invitando gli uomini alla lotta ed al successivo ritiro.

In quella occasione rimaneva ferito il V. Comandante del distaccamento, ed il Partigiano “Grande”, Bozzano Giuseppe, fu fatto prigioniero.
Il nome del ferito lo troverete segnato con una croce in una foto al mio fianco sinistro.
6)- Nel mese di agosto 944, assieme allo scomparso Partigiano “Matteo” – Monni Angelo – convincemmo il Sergente maggiore Arduino (che comandava un reparto della salmeria della Monterosa) a disertare assieme ai suoi dipendenti (circa 30 alpini con muli e materiale) il colpo riuscì alla perfezione e furono portati al comando della nostra divisione in Valletti.
Ed è in quella occasione che fui scoperto e processato in contumacia dallo stesso comando della divisione Monterosa, guadagnandomi la pena di morte. – Tale fu la sentenza.
7)- Ricordo ancora che il 22.12.44 inviai una pattuglia composta da Girardi Luigi “Gira” e il partigiano “Luna” per appurare movimenti della Monterosa e Tedeschi, in località Caminata di Né. In quella triste giornata trovò gloriosa morte il “Gira” mentre il “Luna” fu ferito. Gli elementi alpini vestivano divise Partigiane e solo per questo furono sopraffatti. Il Partigiano “Luna” potrà dire di più.
8)- Altra azione in S. Vittoria – non ricordo la data precisa – però penso sia negli ultimi giorni di settembre 1944.
Molti cittadini di Sestri Levante, S. Vittoria, Riva Trigoso, Montedomenico e altre frazioni si presentavano a più riprese perché erano troppe le tasse che pagavano, per questo fu organizzato il sabotaggio dell’ufficio del registro di Sestri Levante sfollato nei pressi della chiesa di S. Vittoria, nell’occasione furono distrutti tutti i registri e così i cittadini non pagarono più tasse fino a dopo la Liberazione. L’azione fu portata a termine da altri 7 partigiani in quanto nelle vicinanze esisteva un forte Comando tedesco.
9)- Non ho avuto nessuna rappresaglia in quanto feci in tempo a riparare in montagna assieme alla propria famiglia composta da mia moglie ed un bambino di appena 4 anni.
10)- Ogni qualvolta cadeva un compagno Partigiano sentivo nel mio animo che doveva essere vendicato, non pianto, non lacrime ma pallottole sparate contro il barbaro nemico con coraggio e senza alcuna pietà, dare loro la caccia ovunque si annidassero.

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