Fasc. 30 – Doc. 12: by Manlio Calegari – Tra scrittura privata e grande storia Il diario dell’artigliere Ezio Bartoli”
         gennaio-ottobre 1943 [1]               

1. In alto sulla collina, al coperto d’una trincea naturale di rocce, sono cinque tra i 20 e i 25 anni, uno solo più giovane, di 17 o forse 18. Imbracciano mitra e alla cintura infilate hanno bombe a mano. Al centro della trincea una mitragliatrice puntata sul versante in basso, dove si intravede una strada. Il nemico, il rastrellamento, verrà da laggiù; solo questione di tempo. La trincea non è avamposto né retrovia; i cinque non dovranno resistere al nemico ma avvistarlo, contarlo, misurarlo e portare ai compagni le informazioni necessarie per muoversi in sicurezza. Eseguito il compito il presidio sarà abbandonato. L’attesa dura da più di un giorno, forse da due. La stanchezza alimenta il nervosismo, l’insofferenza. C’è chi arriva a dubitare dell’utilità della loro presenza sul posto. E se i rastrellatori avessero preso un’altra strada, e ormai si trovassero alle loro spalle? E loro abbandonati e tagliati fuori da ogni via di ritirata? Per cosa e quanto importante si stanno giocando la vita?
Scena e dialogo si svolgevano sul palcoscenico del Teatro Duse a Genova. Si rappresentava “4 bombe in tasca”, scritto e diretto da Ugo Chiti. Pubblico coinvolto e partecipe. La conferma sotto il portico del teatro, dove a fine spettacolo mi attardavo e, a sorpresa, avevo incontrato Ezio con Miranda.
-Sai, gli dico, stavo pensando proprio a te quando, prima di andare in azione coi tuoi della Balilla, aspettavate la notte, nascosti in uno dei vostri rifugi segreti.
Ezio m’aveva raccontato, che in quelle ore nessuno riusciva a dormire o estraniarsi; momenti di tensione che avevano loro parole, un bisbiglio di questioni personali, spesso tormentose. Sentimenti “primordiali”, li aveva chiamati.
-Lo stesso ho pensato io, risponde, a vederli lì in quel buco… Perché non vieni una volta da noi che se ne parla?
Era l’11 febbraio 2001 e decidemmo per mercoledì 19 a cena. Visto che si doveva parlare, sarei arrivato a metà pomeriggio.
Ezio l’avevo conosciuto a febbraio del 1999 nella fase finale della stesura di “Comunisti e partigiani. Genova 1942-1945”, pubblicato a marzo del 2001. Cercavo chiarimenti su una azione militare, una “controrappresaglia”, la fucilazione di una quarantina di prigionieri, messa in atto dai partigiani della sua brigata, la Balilla. Risposta alla rappresaglia, fucilazione di 20 patrioti da parte dei tedeschi, a sua volta prodotta dalla uccisione di 5 di questi in uno scontro tra Balilla e tedeschi. Chi aveva deciso la controrappresaglia e chi l’aveva organizzata ed eseguita? Impossibile, aveva detto Ezio, isolare i gesti dei singoli, senza guardare al gruppo, la banda: rapporti e gerarchie interne, dinamiche militari, disciplina, fantasia. Con la complicazione che partigianare li rendeva diversi da un giorno all’altro “al punto che noi stessi stentavamo a riconoscerci.” Impossibile immaginare una azione militare così radicale e complessa senza approfondire le azioni precedenti della Balilla. Un gruppo composto in prevalenza da giovani con alle spalle storie familiari, condizioni sociali, cultura e motivazioni diverse al punto che lui nel parlarmene aveva usato termini come “armata Brancaleone” e “corte dei miracoli”. Non per ironia o supponenza; piuttosto amorevole sottolineatura dell’umiltà e della semplicità della trentina che della Balilla avevano fatto un gruppo di fuoco solidale, efficiente e temuto.
Dei singoli Ezio sottolineava ruolo e comportamento e, nello stesso tempo, del gruppo la capacità di elaborare l’obiettivo, la determinazione e la coerenza nel metterlo in pratica. Un tutto unico che non poteva considerarsi la somma della trentina di storie e caratteri diversi ma una sintesi, una unità capace di azioni militari che lasciavano senza fiato. Toccava alla storia sciogliere l’interrogativo per lui ancora senza risposta: se la Balilla fosse quello che era per le particolari storie di quelli che erano entrati a farne parte o se era stato il far parte di quella banda che aveva fatto di ognuno di loro qualcosa di diverso. Per Ezio, la natura individuale dell’adesione alla lotta, la varietà delle ragioni, la diversa intensità dei sentimenti che ognuno aveva portato alla causa, richiedevano un approccio specifico. Nella guerra partigiana l’azione militare svelava ben poco dei suoi protagonisti.

 2. Martedì 29 gennaio 2002 a casa di Ezio e Miranda. Come le volte precedenti mi sarei fermato a cena. Per registrare dal salotto ci siamo traferiti nello studio, la stanza più ampia della casa occupata dai due –“era la nostra stanza di lavoro”- nel periodo di coabitazione con i genitori di Miranda. Parete scaffalata con libri, enciclopedie, repertori di varia materia, botanica, faunistica, libri di storia della musica, dell’arte o su artisti, libri tecnici su colori, tele, pennelli. In uno scaffale a parte contenitori relativi alla casa, i manuali d’istruzione di TV, cucina, forno, macchina fotografica, automobile, giradischi e molto altro. Scaffali sono riservati anche a scatole di colori per dipingere, olii, tempere, acquerelli, inchiostri, a pennelli, materiali per stampa, raccolte di album fotografici. Sui ripiani più in basso della sezione “arte”: cartoni per disegni, telai per tendere tessuti e altri strumenti di fattura spesso artigianale utilizzati per illustrare e dipingere sciarpe e fazzoletti di seta. Su un lato della libreria un giradischi radio con i suoi annessi e due casse imponenti. Sopra, negli scaffali, dischi, molti, e cataloghi musicali. In bella posizione rispetto alle due finestre presenti, due scrivanie dai piani ordinati con relative lampade; nelle vicinanze un grosso mappamondo; un supporto in legno, opera di Ezio, ne permette la rotazione in ogni senso.
– Guarda cosa ho trovato. Tu sei di quelli che un diario o un pacchetto di lettere gli fa turbinare la testa. Questa poi è roba del 1943, avevo 20 anni, militare in Francia.
Ezio, aria sorniona, ha in mano una agendina densa di scrittura. Era certo, dice, di farmi “luccicare gli occhi”. La “naia” cominciata nel gennaio del 1943 combinava in unico memorabile evento la sua partecipazione alla Seconda mondiale con la prima volta lontano da casa, da Bolzaneto. Tutto scritto sulle pagine striminzite dell’ “Agenda del Caffè Centro 1943” (9 per 6 cm, ogni apertura riguarda 4 giorni, 3,5 per 4,5 cm di spazio per ognuno) che mi mostra aperta alla pagina d’inizio. “Queste piccole pagine serviranno un giorno a ravvivare avvenimenti e fatti accaduti vissuti e sofferti nella più bella di tutte le età dalla quale uscirò certamente deformato nella mente e nello spirito spinto a ciò dalla molteplice e straordinaria volubilità dell’esistenza. Ricorderò particolarmente, minuziosamente, le cose che ho viste obiettivamente, i compagni sparsi nel mondo, i paesi, i luoghi, tutto insomma quel cosmo gigantesco che indubbiamente modificherà in gran parte la mia mente. Qui comincia la naia. Ezio 4-1-43”
Sembra l’incipit di un romanzo d’avventure; nessun dubbio sulla possibilità di tornare a casa ad invecchiarci e col tempo tornare a leggere le annotazioni del microscopico diario. Sono perplesso. Al momento della sua partenza, gennaio 1943, censura, bugie e disinformazione non riuscivano più a nascondere la fase critica se non catastrofica delle armate italiane in guerra.
– Ti fai regalare l’agendina dal padrone del bar per essere certo di ricordare, a guerra finita, il mondo che avrai scoperto e l’esperienza di cose e persone che ti avranno cambiato. Non stupisce l’dea di un diario; ma la guerra non è un viaggio organizzato con la certezza di tornare a casa e tu non eri un giovanotto che viveva sulla luna.
Stringe le spalle e sorride. Comprensione per l’interlocutore e disponibilità a spiegare.
– Della guerra sapevo; sicuramente più della maggior parte dei miei coetanei. Avevo amici che leggevano libri e per capire bastavano le carte geografiche. Ricordo, all’entrata in guerra degli USA, uno di loro, uno colto che sapeva l’inglese, dire: ecco è finita, con gli americani in guerra non ce ne sarà più per nessuno. Producevano armi, aerei e navi di ogni tipo in quantità industriale e lontani dalle zone di operazione, in piena sicurezza. Per dire che un’idea di cosa era successo e stava succedendo l’avevo; l’avevamo. Ma la guerra aveva anche un aspetto esotico; avevo 20 anni e non ero mai uscito da Bolzaneto. Oggi ci leggo solo frasi fatte. L’agenda, la scrittura… come cercassi una giustificazione.
L’agenda diario era capitata in un momento cruciale delle nostre riunioni. Si stava a parlare di 25 luglio e specialmente di 8 settembre quando lui e altri sotto le armi s’erano convinti “che le cose, dopo, sarebbero cambiate, dovevano cambiare.” Stavamo parlando del 1943 e proprio al 1943 si riferiva  il suo diario. Cosa di più?
– Per me, per la mia vita il 1943 è stato più che importante. Perché quando all’inizio dell’estate del 1944 abbiamo capito come la guerra sarebbe finita, l’idea del cambiamento in testa l’avevamo già. Non dico nella testa di quelli in cospirazione, un numero esiguo, ma anche degli altri che la testa l’aveva tenuta sotto il cuscino. Per tutti il cambiamento era un fatto naturale: il risultato dell’8 settembre ‘43. È allora che c’è stata la svolta nei pensieri della gente anche se non era chiaro cosa sarebbe arrivato. Nessuno poteva dirlo. Tra l’altro, ripensandoci, noi partigiani avremmo dovuto essere l’esercito legale, non “quelli della Resistenza”; invece ci siamo trovati a combattere contro un esercito che per ragioni storiche e giuridiche neppure doveva esistere, non avrebbe potuto dare ordini, emettere bandi… Lo dico per ricordare che avere le idee chiare su chi eravamo noi e cosa sarebbe venuto dopo era impossibile. Eravamo sicuri però che le cose sarebbero state diverse, molto diverse. L’8 settembre ha cambiato il modo di pensare di tutti, di una parte e dell’altra. Si capisce anche da qui, dalle poche note sul mio diario, quando ero in Francia. Perché a me, l’8 settembre mi ha preso in Francia.

3. L’esibizione dell’agenda diario, vero colpo ad effetto, Ezio l’aveva preparata divertendosi a immaginare il mio entusiasmo. Appunti sull’8 settembre stesi da un militare nella Francia occupata: fantastico! Invitato a leggerne qualche passo si era schernito. Dopo anni che neppure sapeva dove l’avesse ficcata, una occhiata mentre aspettava di vedermi l’aveva convinto a mettere le mani avanti. Annotazioni modeste, aveva detto. Utili forse al confronto che in quel momento volgeva tra noi attorno alla parola “patria” ma irrilevante rispetto alla drammaticità dei fatti e lo scatenamento dei conflitti di quella stagione.
– Altro che “patria”.
– Ma quando alla fine degli anni Settanta vi hanno chiamato nelle scuole a parlare di Resistenza, vi presentavate come i patrioti che avevano salvato l’Italia dal fascismo.
– Con l’8 settembre siamo andati tutti fuori, dal re fino in fondo. E se loro erano così figurati noi. Basta; a casa. Non c’era più l’esercito, non eravamo disertori; anzi eravamo prigionieri dei tedeschi. Il concetto di patria che poi abbiamo portato in montagna veniva da lì: demolire tutto. Non sapevamo cosa avremmo fatto dopo ma sul cancellare tutto quello che c’era stato prima, dal re al fascismo a tutto quello che ci aveva indotto a fare le cose che avevamo fatto e che non avremmo voluto fare o che non ci lasciavano fare. Perché non potevi fare quello che volevi, andare dove volevi. Se eri ebreo, fuori; se eri comunista, morivi di fame. Era un pensiero che ci siamo portati in montagna: tutti questi sacrifici, questo vivere male col fascismo, basta, chiuso. Non idee chiare ma solo un gran risentimento; volevamo farla finita. Chi aspettava l’Armata rossa, chi gli americani, chi aspettava Bisagno. Noi sognavamo forse un mondo che non c’era o è crollato. Ma la patria non c’era proprio. Mentre i fascisti combattevano sempre con la bandiera bianca, rossa e verde, patria, famiglia e chiesa, noi invece nella brigata Balilla non ne avevamo una ma tante, e sempre rosse. E quando andavamo in Zona ti dicevano: levati il fazzoletto, e noi lo mettevamo in tasca perché lassù c’era Davidson, gli inglesi…
Nel 1943 in Francia, l’8 settembre, anzi il 9 perché ancora la sera dell’8 non sapevano niente, l’avvenire era incerto e piuttosto inquietante. Wenzel, il comandante tedesco della piazza di St. Cyr, aveva parlato chiaramente: o con noi o prigionieri in Germania nei “campi”; una settimana per decidere. I tedeschi più vecchi avevamo messo gli italiani sull’avviso: i campi erano molto duri, pericolosi, meglio evitarli.
– Tra noi, anche i più passivi, l’armistizio era percepito come una sconfitta, una partita chiusa. I ragionamenti che erano seguiti, che avevamo sollecitato e che miravano alla sopravvivenza, ci avevano spinto a ragionare della guerra. Per i tedeschi invece era come se il fatto non fosse avvenuto, un semplice incidente di percorso capitato ad un alleato che giudicavano incompetente, pavido. Per cancellarlo gli bastava il canto serale, l’accantonamento, gli ordini stentorei, gridati; la macchina della disciplina.
A St. Cyr il parlamento degli italiani era cominciato allora, dopo l’ultimatum di Wenzel. Avevano discusso per ore e giorni, “ma con un certo ordine, una specie di divisione di compiti.”
– Il gruppetto deciso per il “no”, pochi e se ricordo con argomenti diversi, si è diviso i compiti alla ricerca di nuovi seguaci. Non avevamo esperienza di discussioni di gruppo; disabituati al confronto; il fascismo conosceva solo manifestazioni di assenso e tra noi la maggior parte non era andata oltre le elementari. Giorni di democrazia direi oggi che allora però non sapevamo cosa fosse: prove di libertà ma anche consapevolezza di essere una comunità forse per il solo fatto che di colpo eravamo diventati dei potenziali prigionieri. Emergevano le differenze sociali, di provenienza, di cultura; non l’Italia ma solo piccole italie, come per me Bolzaneto. A forza di parlare di impero… Avevamo discusso a lungo senza però aver mai la certezza di farcela; ci sarebbe stata una assemblea, avremmo dovuto pronunciarci davanti a loro, Wenzel, il generale comandante della piazza e i suoi uomini. C’era paura. Ne parlavamo anche di notte, a lungo, con i vicini di branda. Le voci provenienti dal buio hanno un effetto speciale, qualcosa di surreale. Uscivano le considerazioni e le domande più curiose. Da chi ti raccontava del matrimonio della sorella a chi chiedeva quando e dove fosse cominciata la storia per cui eravamo lì. Perché non avevamo visto e capito quanto avevamo avuto quotidianamente sotto il naso. Per tutti noi i tedeschi restavano un mistero; il loro modo di fare, di essere corpo, di giudicarci, di fare la guerra. Non eravamo come loro ma non capivamo perché. Tra noi c’era chi dubitava che fosse per ragioni geografiche, climatiche.
Ezio fa visibilmente uno sforzo per mettere a fuoco quei giorni e sciogliere per me – che lo tartasso- le poche righe (semplici parole!) che sul diario ha dedicato a quelle ore. È chiaro che in diverse occasioni è tornato a pensarci sopra. Lo prova mettendo mano ad uno dei suoi tanti fascicoli dove conserva ritagli di giornale e dove -ma lo scoprirò solo quando li riceverò “in eredità” in seguito alla sua morte – guerra, sterminio e campi fanno la parte del leone, lo sfondo del racconto della sua vita. Quello che esibisce è datato 3 marzo 2001, due pagine dedicate da “La Repubblica” alla strage di Cefalonia. La firma è di Mario Pirani, un giornalista importante, e l’interlocutore è Ciampi, il presidente della Repubblica appena rientrato dall’isola. Qui i tedeschi, gli ultimi di settembre del 1943, avevano massacrato più di 6000 militari della divisione Acqui che non avevano accettato la loro offerta di resa. A Cefalonia, prima di Ciampi, c’erano andati solo Spadolini e Pertini ma rispetto a loro Ciampi aveva detto una cosa nuova. Che la strage era molto di più di una tragica conseguenza dell’8 settembre; era l’inizio della Resistenza. “Non ho mai capito, aveva detto a Pirani, cosa intendono i teorici della morte della patria. I caduti della Acqui consapevolmente decisero il proprio destino, dimostrarono che la patria non era morta. Su queste fondamenta rinacque l’Italia.”
– La fortuna per noi è stata che invece che a Cefalonia su un’isola eravamo a St. Cyr sul continente e che non eravamo neppure un centinaio, quattro gatti. A Cefalonia avevano già deciso di ammazzarli mentre da noi Wenzel aveva bisogno di mano d’opera per le sue fortificazioni. Questi me li lavoro facilmente, doveva aver pensato; il nostro spirito di corpo non era granché e non aveva faticato ad accorgersene. I tedeschi ci disprezzavano. Il rifiuto di quelli di Cefalonia come anche il nostro credo li avesse sorpresi. Trattavano i nostri comandanti come domestici. L’ho saputo dopo da un amico che nella campagna di Russia aveva fatto l’interprete per un generale, un napoletano. I tedeschi li spiavano; tra loro c’erano alcuni che sapevano l’italiano e origliavano mentre i nostri parlavano tra di loro. M’aveva detto che per non farsi capire il generale col suo vice parlavano in napoletano così stretto che anche lui non capiva una parola.
– Cefalonia “atto fondativo della Resistenza” secondo Ciampi. Tu però, nel vostro rifiuto a St. Cyr non vedi “ la patria” o l’ “Italia” ma solo la voglia di tornare a casa…
Ezio prende tempo; ha considerazione per Ciampi.
– Difficile fare un confronto tra noi e Cefalonia a parte i tempi concessi dai tedeschi per una risposta. Di quanto successo lì si sa qualcosa ma è poco. Chi di loro poteva immaginare la carneficina… Qualcuno li aveva messi sull’avviso? La responsabilità dei comandi era enorme… Ho letto qualcosa (nda, si tratta di Bandiera bianca a Cefalonia di Marcello Venturi, pubblicato nel 1963 e ristampato in seguito) e mi sono fatto l’idea che nei comandi ci fosse grande incertezza. Ma non è possibile giudicare a così grande distanza di tempo e di fronte ad un finale che ha cancellato ogni possibile traccia di quanto è avvenuto.
– D’accordo o no con Ciampi che a Cefalonia vede l’atto fondativo della Resistenza?
– No, non la penso come lui. Ma è una risposta che vale solo per quello che ho vissuto. La Resistenza è stata un’altra cosa. Non voglio togliere niente alle reazioni – gente che ci ha lasciato la pelle – come ci sono state e non solo a Roma alle prime imposizioni dei tedeschi. Ma i sentimenti che le animavano potevano essere diversi; perché oltre la patria e l’Italia, esiste la reazione al sopruso, la ribellione verso intimazioni che si giudicano vili, sleali. Lo dico perché tra noi a St. Cyr era un sentimento che circolava. Ma la Resistenza è un’altra cosa e comincia dopo, in modi e tempi diversi da un luogo all’altro. Non so spiegarmi ma la intendo come un sentimento che prende corpo lentamente e si manifesta in modi inattesi. Gli aspetti militari, dico i partigiani, non sono quelli preponderanti anche se in seguito sono stati quelli più celebrati. Direi però che sono i partigiani che hanno dato un senso all’8 settembre che diversamente sarebbe per tutti rimasto solo un giorno di sofferenza, vergogna, lutto. A St. Cyr pensavamo alla casa che avevamo lasciato, al paese. Lo stesso in montagna ma lì, alle spalle avevamo un patto di alleanza e un orizzonte, giustizia, libertà, prima sconosciuto. Parole a cui attribuivamo una forza capace di abbattere ogni ostacolo come in fondo era successo a noi.
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 [1] Estratto di elaborato in corso di pubblicazione.  

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L’AGENDA  del 1943 (di mm 63×93) su cui Ezio Bartoli annotava gli avvenimenti e i pensieri delle sue lunghe giornate era un omaggio del “Caffè Centro” di Ge-Bolzanetto (sic) tel. 49072. Sul retro della prima pagina, l’inizio del Diario: Queste piccole pagine serviranno un giorno a ravvivare avvenimenti e fatti accaduti vissuti e sofferti nella più bella di tutte le età dalla quale uscirò certamente deformato nella mente e nello spirito spinto a ciò dalla molteplice e straordinaria volubilità dell’esistenza.
Ricorderò particolarmente, minuziosamente, le cose che ho viste obiettivamente, i compagni sparsi nel mondo, i paesi, i luoghi, tutto insomma quel cosmo gigantesco che indubbiamente modificherà in gran parte la mia mente.
Qui comincia la naia. -Ezio  4- 1- 43

L’agenda riserva poi le prime 12 pagine (r. e v.) a: calendario, festività dell’anno 1943, elenco delle tariffe postali, telegrafiche e telefoniche, targhe automobilistiche, ammontare della tassa sulle Entrate e di Bollo. Seguono 4 pagine, “Note”  – precedenti quelle riservate ai giorni – con gli appunti riportati qui sotto e attribuiti alle pagine da 1 a 4. A partire dal 3 gennaio ad ogni apertura dell’agenda corrispondono spazi riservati a 4 giorni; alla fine di ogni mese uno o due di questi spazi sono riservati a “Note”.

1 Gennaio 1943
p.1 r.  –  Ritengo il servizio militare una cosa inutile inquantoché comporta la debolezza o la potenza degli uomini a priori su di loro come il più abbietto orgoglio di potente, o il più umile dei deboli.
p.1 v. – n.n.

2 Gennaio 1943 – Giovanni s’inebria e mi confessa la sua vigliaccheria, oltreciò si scusa con me per avermi preso come paragone ritenendomi uguale a lui, e per essersi lui accorto (dice lui) della mia superiorità come essere pensante.
p.2 r. – Schiller Oh terra dei miei padri, mio sole, campagne torrenti, foreste, aria dei boschi dove nacqui, come sei dolce e che balsamo spandi sull’infelice fuggiasco ai miei piedi tu come un santuario.
p.2 v. – Improvvisamente riguardo il corso rapido dei propri pensieri, ci si accorge di aver sino a quel momento dimenticato una persona conosciuta precedentemente; poi se ne ricorda un’altra e un’altra ancora; queste figure balzano fugaci dietro un velario di ricordi come un ammonimento [correzione su: per ammonirci della mancanza]. Ma non è una mancanza:

3 Gennaio 1943
p.3 r -La vita è un così complesso susseguirsi di avvenimenti che sono eliminate le reticenze, i pensieri meno importanti, le idee superflue, le cose inutili insomma, per fare posto gradatamente e automaticamente a ciò che si rende a priori estremamente necessario; tempestività, prontezza di  intuizione devono permettere una rapida percezione di quelle sensazioni che necessariamente
p.3 v – servono a darci il senso dell’assoluto e soprattutto della realtà.

4 Gennaio 1943
p.4 r – I castelli.
I castelli sono tanti letti matrimoniali, verticali, letti a due piazze che invece di occupare una superficie orizzontale la occupano verticale. È strano dormire uno sopra l’altro. O è l’impressione di essere un barattolo di conserva posto in uno scaffale che non teme l’umidità. È anche strano marciare per un’ora a spalla. Con tutte le cose utili che ci sono da fare al mondo, noi si spreca inutilmente energia a marciare tutti in fila, in silenzio, salutando un omino insignificante e decrepito che dà ordini stupidamente eseguiti.

Seguono lasciati in bianco gli spazi riservati dal primo al 4 gennaio.

5 gennaio – Visita distretto di Genova e destinazione. Diano M. Primo silenzio in caserma.

6 gennaio – niente in tutto il giorno. Prime impressioni sulla vita militare.

7 gennaio – Vestizione. Siamo maledettamente ridicoli. Capelli a spazzola

8 gennaio – Bagno. Null’altro d’importante. A Giovanni ò scritto. A enri. A schiavi. A casa mia

9 gennaio – Monto di piantone per la prima volta. Sono un sarto straordinario. Una brutta notizia: si parla di Russia e di Africa.

10 gennaio domenica – Siluramento nave. Sono ancora di piantone. Piove. Giornata triste ma morale altissimo, amo la pioggia perciò non mi intristisce. Spero in mio Zio Luigi ma forse inutilmente. Mi hanno lusingato.

11 gennaio – ricevuta prima posta dalla mamma e da Enri, da Enri non in risposta dell’8.

12 gennaio – incomincia la prima naia. Ho scritto alla mamma. Lettera importantissima. Lastrico. Giovanni non risponde, e Mario nemmeno.

13 gennaio – Ricevuto dalla mamma. Cartolina postale. null’altro d’importante. Il cuore si fa duro fra tante umiliazioni. Diventerò afasico.

14 gennaio – Rancio doppio. Molto bene. Piove un velario d’argento mi separa dalle brutture della vita facendomi fantasticare. Sono in fureria, e scrivo molto e a tutti. Giornata ottima.

15 gennaio – nulla d’importante tranne l’aumento della disciplina. Bertocchi è bestiale Cattone è buonissimo Barbison ignorante.

16 gennaio – nulla d’importante un piede mi fa tremendamente male e perciò non sono ancora uscito

17 gennaio domenica – Bella giornata. Nulla di notevole. Scrivo a Enri ed a Casa mia da cui ho ricevuto posta. Sono in fureria perché c’è più caldo.

18 gennaio – Giornata nerissima. Il piede mi fa male ancora di più. Raccomandata della mamma. Penso ad Anna. Che dolce doloroso ricordo!

19 gennaio – Scrivo a casa per l’odio e per la fame. Giornata nerissima. Sono in fureria a Guidi domando sui licheni.

20 gennaio – Cattivo rancio. Primo giorno con i moschetti. Morale a terra. Ho impostato a Zunino e Luisa. a Euridi. È buono davvero Guidi.

21 gennaio – nulla di notevole. Giornata normale, niente posta. Cinema premio. 2°volta in paese. Serata evocatrice di ricordi con Porcile

22 gennaio – Posta da Enri. Pasto normale. Scritto a Camillo. Null’altro di notevole. Dove sei fratellino? Perché non ti posso vedere, toccare, parlare? Perché? Perché?

23 gennaio – Piove. Prima visita della cognata della “Che”. Pacchetto viveri da casa. Lettera alla mia famiglia per spiegare la mia situazione. Piove ancora. Giuramento ufficiali.

24 gennaio domenica – Siamo andati in chiesa. Tutti consegnati. Grande scalpore fra di noi. C’è il sole. Sono puntatore. Scrivo a casa ancora per l’orologio. E poi che ne faccio? misurerò i minuti che diverranno anni. Sciocca la vita.

25 gennaio –  Nulla da casa. Brodo. 12 giri di corsa. Sono stanco morto. Perché non mi si scrive? Enri cosa fa? mangiato nel piatto l’insalata, sto bene.

26 gennaio – Pino mi dà mezzo rancio. 9 giri di corsa; nessuno mi scrivere. Brodo. Moltissima fame. C’è il sale. A casa per il nome della cognata della “Che” ho scritto. Paoletti Rita.

27 gennaio – Cognata della “Che” mi fa visita, porta lettera generale e pacco. Lettera da Luisa. Sono confuso. Scrivo a casa per l’orologio e per la foto. Nulla da fare contro il destino.

28 gennaio – I soldi mancano. Biancheria alla lavandaia. Discorso del capitano Bellinvia. Scrivo alla Luisa. Che boria, quanta compunzione nel suo dire. Che commedia!

29 gennaio – Scrivo a Schiavi. Nulla di notevole. Si parla del 24. Penso per la prima volta a Lidia, guardando il mare.

30 gennaio – Piove. Molta fame e molta tristezza. Niente posta; la Paoletti ritarda. Perché si esiste? Abbiamo una ragione definita e categorica per fare ciò?

31 gennaio domenica – Consegna dei pezzi. Rito guerriero nel cortile. Giornata nera molto nera. Illogico susseguirsi di pensieri. Piove. Niente posta.

“Note” – I giorni sono ugualmente rapidi, veloci passano e vanno nei ricordi, formano il passato, le fiabe per i figli, odorosi di miele e di latte.

1 febbraio – Primo giorno di istruzione al pezzo. Piove. Scrive la mamma e Miranda. Giornata discreta. La valigia è andata. Giovanni e Ines mi scrivono bella serata.

2 febbraio

Commedia. Miranda bis. Giornata discreta. Ai pezzi normalmente. Pacco da casa e lettera. Stò bene. Valigie a casa della Signora di Diano. Molto simpatica.

3 febbraio – Giornata splendida. Si parla di permessi. C’è un sole stupendo. Scrivo a casa. Morale altissimo, altezza vertiginosa. Decade. Sapone. Salomone e Perosa mi lasciano.

 4 febbraio – Freddo molto freddo. Pre-allarme. Forse R.T. Enri mi scrive. Sono a scrivere a Giovanni. Biancheria ritornata. Carta da lettere. allarme aereo 22,30

5 febbraio – 1° mese di naia. Sole stupendo. Posta da Luisa, normale. Un giorno conterò tutti i mesi. Ne resterò sbalordito indubbiamente tanti saranno

6 febbraio – Da Camillo. Sole. Bagno. Cartoline franchigia. Nulla di sorprendente. Inizio secondo mese di naia. Posta da Giovanni spedita e arrivata in ritardo.

7 febbraio domenica – Muvalero (?). Due gavette di rancio. Passeggiata a S. Pietro e a Castello. Strane impressioni. Posta da Schiavi, in cui s’annuncia la sua venuta alle armi per Aprile. Prendo l’olio a S. Pietro con Porcile. Morale discreto, finanze critiche.

8 febbraio – Finanze precarie. Mangio finocchi. Posta da casa e dalla Ines. Molto freddo. Si parla di iniezioni e di castelli. Biglietto del pacco.

9 febbraio – Freddo intenso. Pacco ci sarà? I Castelli. Dentro per i pezzi. Cielo grigio e cupo. Il pacco non c’è. Come sarà mai successo? Piove. Scrivo a Schiavi, a Enri a casa. Basso di morale.

10 febbraio – Nevicata, quindi freddo cane. Decade. Torna il sole. Stasera andrò per il pacco. Scrivo dal Castello. Il morale si alza con il sole. Sono con Mangiante. È più buono del pane che mangiamo ogni giorno.

11 febbraio – Altro cambio di posto. Colonnello e rivista. Pacco finalmente! Grande giornata. Morale altissimo, dopo che è giunto il pacco. Scrivo a Ines a casa.

 12 febbraio – Domani sarò forte e Dio mi aiuterà. Forse permessi nulla di notevole. Sole e parassiti Cartolina da Ines.

13 febbraio – Bella giornata. Le campane suonano a festa e mi danno malinconia. Allarme! alle 2,30. Ho fame. Mangio cavolfiori rubati.

14 febbraio domenica – All’arme alle 24. Sole magnifico. Pensieri malinconici. Sono vicino al mare, è fragrante. Sono triste. Ho fame. Forse non più 2 gavette. Avventura dei finocchi. Mangio fiori di cavolo. Penso malinconicamente alla Lidia. Cart. da Enri

15 febbraio – All’arme dalle 22 alle 2. Giornata fredda e nuvolosa, molta fame, però risveglio ottimo. Posta da Bettina,da Piero dalla mamma. Sto bene. Il Signore m’aiuta. Ho fede. Scrivo a Bettina. Sono di piantone.

16 febbraio – Ieri ho scritto a Lidia. Piove fa freddo. Brodo e fame. Vento e nevischio. Molta fame. Morale alto- Guardo il cielo corrusco e mi si stringe il cuore di tristezza, il vento fischia sinistro, la fede vacilla.

17 febbraio – Ho fame! Fà un freddo cane. Pacchetto alla pasticceria. Morale normale. Vento. Tutti consegnati. Però il pacchetto lo porto a destinazione. Che fame!

18 febbraio – La fame mi dilata lo stomaco. Fa freddo molto freddo. Nervi? Spero in un pacchetto. Ho fame! tanta fame! C’è un vento antipatico. Brodo e fame. Il pacco non c’è. Ho fame il morale basso

19 febbraio – Che fame tremenda! Marcia a Castello. Sono sfinito e sfiduciato. Vado al convento. Allarme per finire l’opera. Sono stanco il morale è basso e sono affamato. Il sole brilla gagliardo e cocente. Nessuno mi scrive. Perché? Questa vita è inutile. 2 sigarette. Sommergibile inglese.

20 febbraio – Brodo, perciò fame. Posta? Il solito bagno. Strani pensieri. Rifletto moltissimo. Ho fame un vago torpore mi ha invaso. Cartolina da Fagiani. Ho fame e sono stanco morto. Nessuno mi scrive. Finanze in ribasso. Morale a terra. La situazione confusa mi innervosisce.

21 febbraio domenica – Posta da casa. Si chiede foglio sussidio. Il pacco non arriva. Scrivo a casa, lettera sussidio. Colonnello fa il discorso. Brodo. Cura del sole. Biancheria a lavare. Morale ottimo. Totale giornata buona.

22 febbraio – Sole brodo e fame. Scrivo a casa. Biglietto postale dalla mamma. Insalata con Porcile. Morale a terra. Senza soldi o quasi. Nessuno si sogna di scrivermi. Giornata nera pressapoco. Domani marcia. Fra poco verrà Guidi. Forse domani mando il foglio del sussidio

23 febbraio – Sole, marcia, brodo e fame. Ancora morale precario, 2 razioni di carne. la fiducia ritorna. Marcia. Mangio molto anche alla sera. Morale altissimo. Percorso di guerra.

24 febbraio – Sveglia anticipata 1/2 Forse caporale. Cinema. Sole e poca fame. Finanze a terra. Molto bene col teatro. Castagne al rancio. Domani pioverà. Giornata buona. Pacco! febbre e chinino

25 febbraio – Sole, febbre. Lettera del pacco, Colonnello e buona notizia del sussidio. Tenda il sole sparisce. Morale altissimo. Lettera a casa. Chiedo biancheria per il prozio di Pino. Domani pioverà

26 febbraio – Non piove. Iniezione. Per ora non sento niente. Sono tanto contento. Il sole m’aiuta ad aver fede. Leggo i Sepolcri. Mando a casa il foglio del sussidio. Scrocco francobolli. Lettera assicurata della mamma. Vado in cucina e mangio molto. Morale alto

27 febbraio – Tutti in branda. Ramazza. Scrivo a casa una cartolina. Guidi è tornato. Voglia di genitori, che cari che sono. Grande giorno: il Signore è stato buono davvero e pregherò. Rossi mi dà il dolce. Giornata buonissima. Biancheria a ritirarla, vado.

28 febbraio domenica – Tempo nuvoloso. Mangio prosciutto. Sveglia alle dieci. Decade. Leggo “Tempo in prestito” di Watkin. Decade. Scrivo a casa per la tessera. Rolli è molto buono, forse il più buono di tutti noi. Leggo il “secolo XIX” e sono contento. M

NOTE – Un altro mese è passato: così altri passeranno uguali e pur tanto diversi, lunghi e brevi, noiosi e interessanti, pieni di emozioni, di monotonia, di sensazioni di stati d’animo, di nostalgia, di ricordi, di sogni, d’avventure. Passerà lento? ci si domanda; e poi quando è passato si guarda indietro con stupore e si pensa al modo straordinario e magistrale con cui i giorni si succedono, passano e poi tornano eguali, dolorosi o gioiosi.
Domando: esiste il rumore del silenzio? Che significa ciò? È esatta o meno la domanda. E’ soltanto logica, perché istintiva, se non ci fosse il rumore del silenzio come si potrebbe affermare che il silenzio esiste? È tuttavia assurda. Infatti, se si definisce silenzio l’immobilità assoluta significa che non occorre il rumore per determinare il silenzio. Anzi si può dire che il rumore và eliminato totalmente. Dunque non c’è silenzio

1 marzo –  Buon inizio. Fame formidabile. Lancio di bombe a mano. Tiri coi moschetti. Sole. Cartolina Postale dalla mamma. 3 punti. Tre colpi non partono. Lavo 4 marmitte enormi, lavoro come un negro, per una gavetta di riso. Ho fame.

2 marzo – Mario ci fà ginnastica. Sole. Tanta fame. Si parla di giuramento. Che fame!
porca miseria. Rolli Bertocchi. Calze e fazzoletto alla lavandaia. Percorso di guerra e pezzi con Guidi. Con Guidi sì che si va bene! Ho fame ancora. Vado in bicicletta di Guidi. Falso allarme alle 4.

3 marzo – E’ nuvoloso il cielo. Ho fiducia però: il sole torna. Pantaloni di tela. Primi mutamenti. Nessuno mi scrive. Ho fame. Cartolina dalla mamma. 2 lire al giorno. Domani, scrivo a casa. Scritto a casa.

4 marzo – Oggi abbiamo giurato. Rivista e discorso. Spero di non avere fame invece ho fame, e molta. Che commedia! Sono triste. Cartolina dalla mamma. Scrivo a casa alla mamma. Forse sono un burattino.

2 mesi di naia.

5 marzo – Freddo e sole pallido. fame. Cartolina dalla mamma in cui si parla della tessera concessa. Fame anche alla sera. Nessuno mi scrive. Il silenzio persiste. Che succederà? Sono esitante nel credere. Mangio castagne.

6 marzo – Bagno. Sono contento. La sorte mi è propizia. Nessuno continua a scrivere. Ma in fondo è meglio. Speranze per il permesso scemano. C’è il sole. Oggi faremo i tiri proprio vivi. Bettina manda un vaglia L. 20. 11 punti. Marcia rancio alle 8. Malerba è molto simpatico.

7 marzo domenica – Vento. Pacco! e tessera! Mangio tagliatelle e insalata, pane bianco mostarda e torta. Ho il morale altissimo. Ho fede. Piango in chiesa e mentre scrivo a papà. Devo trovare il gioco. Freddo. Scrivo a casa per la Lice. A Enri a Bettina. La Lice ha gli occhi di sole.

8 marzo – Mangio finalmente. Giovedì avrò pane! C’è un vento maledetto. Malerba e Rolli sono molto buoni e simpatici. Cattone pure è buono. Mangio pane e marmellata con Malerba, che davvero è buono, molto buono.

9 marzo – Ancora è vento. Il sole sorge, ho fame. Scrivo a casa, per il biglietto della licenza. Valigia a Malerba. Porcile permesso. Piove e tira vento. Posta da casa con rimprovero.

10 marzo – Piove e tira vento. Decade Sapone e Saponetta. Scrivo a Casa ed a Camillo. Cioccolato al rancio. Ho fame, spero che sarà l’ultima. Biancheria ritiro. Mangio due fette di polenta.

11 marzo – Matricolazione del corredo. Pidocchi e capelli a zero. Malerba è buono. Mangio il dolce. Generale in caserma. Ho fame. Comando la batteria. Fotografie al pezzo. Rolli e Malerba con Lorenzo al  Centrale. Sono contento.

12 marzo – Iniezioni. Gli anziani partono. Taglio i capelli. C’è il sole, gli uccelli cantano. Scrivo a casa e a Giovanni nel prato al sole. Biancheria a lavare. Leggo “Carovane Combattenti”. Decisamente non sono fotogenico. Notte stupenda, il cielo è stellato, l’aria fragrante; i ranocchi cantano.

13 marzo – Tutti in branda. Mi sento benissimo; ho soltanto fame. Scrivo alla Ines. C’è il sole. Passeggiata fra gli ulivi. Bagno. Serata con Rolli e Malerba. Cartolina da casa. Penso ad un giorno lontano bellissimo.

14 marzo domenica – Senza sveglia. C’è il sole e si và in chiesa. La primavera è per ogni dove. Sono nel prato con Malerba. Rossi mi dà un pezzo di pane. Ma ho fame. Mangio Cioccolata con gli amici. Bella serata con Guidi.

15marzo – C’è il sole. Senza pezzi. Che faremo oggi? nel prato ancora. I Peschi picchiettano il verde dei prati. Andiamo a mangiare al Bologna, dove non ritorneremo più. Leggo regolamenti.

16 marzo – C’è il sole. Scrivo a casa. Ho fame. Guidi è davvero simpatico. Istruzione ai pezzi mattino e doporancio. Ritiro le calze dalla lavandaia. Sto in caserma. Penso spesso a Lidia. Percorso di guerra. Non c’è morale. Buona giornata in complesso.

17 marzo – C’è il sole. Rolli ha i capelli a zero. Minestra con la forchetta. Nessuno mi scrive. Che sarà successo? Cartolina da casa in cui Camillo s’allontana da Genova. Compro e mangio il pane.

18 marzo – Mi metto a rapporto. Che succederà? Forse ci siamo in troppi. Niente posta. Vado con Nino e Martone a cenare. Sono buoni e simpatici tutti e due. Sono senza soldi. Forse mi si aiuterà.

19 marzo – Sveglia movimentata. Si parla di 600 reclute. Niente permesso. Stò nel prato e tento inutilmente di fare il poeta. Milano – S. Remo. Capelli a zero. Quando andrò a casa? Mangio limoni.

20 marzo – Posta da casa e Camillo. Pacco lunedì. Scrivo a casa e a Camillo. C’è il sole. Starò bene la settimana prossima. Angaramo è buono. Cara la mammina. Bagno. Sistemo il pacco e le valigie. Guardo il mare e sogno. Penso a Lidia.

21 marzo domenica – Primavera. E’ nuvolo, tutto è fermo. Colonnello parla. Mi si dice Poeta. Finanze disastrose. Decade. Cartolina da casa. Guidi è buono e simpatico. Leggo “La Battaglia” e “le avventure di Pichwich”. I giorni son lunghi

22 marzo – Il cielo è bigio: pieno di malinconia. Sono triste e solo mi pare di essere. Perché la sorte sempre avversa? e cosa è lo stesso sempre? certe volte non si può aver fede. Posta da Enri. Scrivo a casa. Preallarmi. Non si esce. M’incazzo. Penso che tutto è assurdo. il pacco non c’è. Che sarà successo?

23 marzo – C’è il sole. Sono triste e stranamente rifletto. Posta da Dante, vecchio fante. Non andrò a cena. Finanze precarie. Perché c’è tanto squilibrio nell’umanità? Scrivo a Dante. Ho fame. E’ mostruoso ciò che si fa.

24 marzo – Freddo. Fame. Preallarme. risolto. Posta da casa. Biglietto e cartolina e vaglia. Rispondo a casa. Noiosissima giornata. Finalmente fuori. Mangio molta pasta con Martone.

25 marzo – Piove. A Enri scriverò il 28 o il 29. Penso tanto ai giorni prossimi. Angaramo è tanto simpatico e buono. Piove e sono più triste che mai. Ho fede.

26 marzo – Piove. Maschera antigas. Posta dalla Brik. Non si è ricevuta la lettera alla Lidia. Scrivo a casa. Posta da casa. Castagne lesse al rancio. Che mi riserverà l’avvenire? Scrivo a Enri.

27 marzo – Non piove. Iniezione. Vado a caccia con Angaramo. E’ davvero buono. Leggo “Film” e tanti giornali. Scrivo a casa. Un solo pane al rancio. Vinceremo! Scrivo a Brik. e alla Lidia. Angaramo è buono, molto buono. Beccaccino in camerata. Rolli si diverte. Rolli poeta.

28 marzo domenica – Bevo il caffè. Vado in chiesa. Il cielo è pieno di nubi. Non so se sarò triste. Si parla di un gruppo. Sono triste. Piove e tanti pensieri, tanti ricordi remoti si fanno vivi, portano malinconia. Rancio triplo. Sto bene davvero. Una musica travolgente mi turba. 
ora legale.

29 marzo – Piove. Posta dalla mamma, e da Camillo. Scrivo a casa, e a Camillo. Ottimo rancio e molto. Mangio torta di e con Porcile. Granatiere anticarro forza. Il sole torna. Iddio mi guarda e mi guida

30 marzo – Puntatore. … (?) Angaramo. Il sole!! e con esso la fiducia. Ho poca fame. Si parla di politica. Dopolavoro 15°. Percorso e ginnastica. Niente posta. Sul prato.

31 marzo – Ho fame! C’è il sole. posta dalla mamma. Mando le fotografie alla mamma. Ancora posta. Rispondo dal “Centrale”. Mangio l’oca e la pastasciutta. 

NOTE – È il 25. Piove e straordinariamente penso alla vita. Com’è strana e assurda. Devo imparare ad uccidere a massacrare, dunque odio dentro. Che idiozia!

1 aprile – Cacciatore di corvi. Bella giornata. Il morale è alto come il sole. La mammina sta bene e mi sembra contenta. Sto dentro. Primo giorno con le pezze.

2 aprile – Marcia. Sole e gloria. Posta da Renzo e Piera. Posta di Schiavi e da Elio. Si uscirà stasera? Scelto.
Posta da Schiavi. lettera. Scrivo a casa. Bellissima marcia. Porto la bustina ad aggiustare.

3 aprile – Sono stanco morto. C’è un sole caldo caldo. Bagno. Bisogna che scriva a Renzo ed a Schiavi. Giornata complicata. I gradi. Posta da casa. Vado in città e guardo il mare. Maschera antigas. Tanto sole.

4 aprile domenica – Bella giornata. Ho fame. Arriverà il pacco? Colonnello fa il solito discorso. E’ arrivato: benissimo. Scrivo a casa e parlo dei permessi. Vado a Diano per la bustina. Monto di giornata. Buona giornata. Scrivo a Enri che mi scriva.

5 aprile – Debbo scrivere a Enri e a Schiavi. Ho scritto a Enri. Bella giornata. Ho fame. 3° mese di naia. Ho fame. La bustina è perduta. Vado dal mare. Scrivo a Camillo e a Schiavi; serata tranquilla.

6 aprile – Ho fame. Solita ginnastica. È nuvoloso il cielo, come l’animo mio. Perché la Lidia non risponde? Scrivo a casa. Mangio un poco alla sera. Vedo tutto come il mare burrascoso e sinistro. La bustina significa la sorte contro di me.

7 aprile – Vento molto freddo. Posta da casa, e da Cevasco. Scrivo a casa. Sole Caldo mi sento bene. Angaramo ha rotto la penna. Scrivo a Cevasco. Finalmente la bustina! perdura il vento.

8 aprile – Alba di perla. Vento freddo e noioso. Solita ginnastica. Ho fame. Posta da casa. Non rispondo perché inutile. Martone mi dà gentilmente prosciutto e biscotti. Interrogativo angoscioso di Mario e di Elio. Ma non ho soluzione perché già ho risposto.

9 aprile – Marcia. Bellissima giornata. Molto appetito. Scrivo a casa. Ho visto tanta vita. Solita ginnastica. Ripenso al silenzio di Lidia. Perché tace? Scrivo a casa.

10 aprile – Come un colpo di vento la notizia della partenza. Scrivo a casa e mando la valigia. Compro il pane. Perché si deve giacere, umili, come macchine a sottomissione di un uomo? Stranissime sensazioni. A Enri, a Camillo a casa.

11 aprile domenica – Comunione. No! Niente! Addio, boschi di Diano! Addio, cimitero pieno di pace! Addio cielo ligure! Fra poche settimane penseremo con calma, a questo giorno. Allora resteremo sbalorditi. Posta di Enri e da casa. Non rispondo.

12 aprile – Giornata movimentatissima. E’ incredibile, quanta roba contiene il bottino. Si partirà? Niente posta. Ieri Bottaro è tornato. Mutandine e lettera. Perché Lidia non risponde? Che silenzio penoso! Scrivo a Mario e Elio. Scrivo a Giovanni. Gioco a biliardo e bevo birra con Martone e Nino.

13 aprile – Orribile e penosa giornata. Perché non si va? Niente posta. Si impara la lotta. È caldo e più insopportabili passano i giorni. Penso mestamente a casa.

14 aprile – Sole. Morale precario. All’arme e passaggio di numerosi aerei. Mangio abbastanza. Nino è triste. Anch’io lo sono. Niente posta. Scrivo a casa. Si parte venerdì. Dormo agitato sognando. Vado ancora al mare. Cucio calze.

15 aprile – Sono triste. Il mattino è bellissimo. Mi eclisso all’adunata. Si lavano i panni al fiume. Sono contento perché non penso. Danzo come tersicore. Si và a vedere la pesca con Martone. Gioco a bigliardo con Nino e Rossi.

16 aprile – Ultima sera a Diano M. Scrivo a casa. a Dante. Cari genitori e decade. Finalmente si parte. C’è un sole tiepido. Scatoletta. Una strana sensazione di rimpianto, mentre il maggiore parla. Si passa per Diano cantando, saliamo nei vagoni, e con chiassoso sferragliare si parte. Tanto mare si scorge, alberi, moltitudini variopinte.

17 aprile – Notte strana. Mi sveglio e vedo Nizza. Si viaggia nell’alba. Viaggio interessante e visioni bellissime di pittoreschi paesi. Una pianura immensa in una cornice di graniti giallastri. Aratri, campi di golf, bambini, il mare limpido come il cielo, impazienza di giungere, tanta stanchezza. Si fila nella notte e si giunge a Toulon.

18 aprile domenica – Si prosegue e si giunge a Marseille alle 4. I lumi di quasi tutta la città sono accesi. Nino e Martone sono due ottimi compagni di viaggio. Si attraversa la città addormentata e si giunge alla caserma. Un austero fabbricato e un orologio fermo sulle 8. Dove mi manderanno? Spero di stare insieme a Nino e a Martone. E’ una bella giornata e le impressioni si susseguono continuamente.               

A Saint Cyr e a Les Lecques

19 aprile- La domenica delle palme è trascorsa piena di rimpianti e di ricordi. Domani l’assegnazione. Finalmente si parte. Marsiglia è bella. Si và verso Tolone. Mi piace la Francia. Sono contento. Scrivo a casa. Faccio il bagno (aggiunto in seguito “in mare”).

20 aprile – E’ un posto veramente meraviglioso. Scrivo a casa. Rancio ottimo e abbondante. Mercato con i marocchini. Primi passi in paese. Scrivo a Enri e a Ines. È davvero un posto magnifico. Mi piace la casina nel bosco. Ai ragazzi scrivo.

21 aprile – Giornata bellissima, nonostante la pioggia. Penso ai compagni lontani. Pulizia al moschetto e pacchia. Si fa il mercato con i marocchini. Birra al Mediteranee. Tempesta in aria.

22 aprile – A terra. Ammirevoli soldati i tedeschi. Scrivo a casa al mattino. Mangio cipolle e carne con Martone. Teatro a Ciotat. I lupi di Toscana sono in gamba. Rivedo Gino. Sigarette. Ancora mercato nero.

23 aprile – Ai pezzi per la prima volta. Generale tedesco. Pasta asciutta ottima. Festa dopo pranzo. Vino e formaggio. Si và a La Ciotat. Giardini profumati e amanti scostumati. Scrivo a casa.

24 aprile – Riposo, sigarette, bagno. Mercato nero, primi 100 F d’incasso. Bellissima serata. Penso molto. Sogno impressionato dal susseguirsi degli avvenimenti. Si comperano gli attrezzi da pesca.

25 aprile domenica di Pasqua – Messa. Dolori fortissimi. Salto il rancio speciale. Pomeriggio bellissimo. Si va all’Ibis e si rimane fregati ogni sera. Si va a pescare. Inutilmente però. Giornata laboriosissima. Scrivo a casa.

26 aprile – Imbuco. Signora del treno porta gentilmente la torta pasqualina. Si pesca ancora. Prime impressioni sulla Francia e sui tedeschi. Ottima giornata. Capopezzo, caput. Penso a casa e per la prima volta a Lina.

27 aprile – Giornata di buon auspicio. Capopezzo. Il sergente è buono. La campagna è rigogliosa e bella. Pacee silenzio. Penso a casa. Perché la posta non arriva? Faccio il bagno e bevo citrat con Malerba.

28 aprile – Si sgobba maledettamente. Furto a Martone. Sono sciagurati però. Bella giornata. Si lavora al sole, a torso nudo. 11 carri scarico. Rancio nel prato. Vino e tabacco. Faccio il bagno. Sono triste e sopraffatto.

29 aprile – Ho le ossa rotte. Sono tutto indolenzito. Rancio nell’erba. Si sgobba maledettamente finito il lavoro istruzione con la maschera. Sono sfinito ma ho fiducia. Latino è spassoso. Ancora un furto a Martone.

30 aprile – Tento di scrivere, ma l’adunata d’allarme mi frega. Tattiche di guerra nella pineta meravigliosa. I grilli trillano, gli alberi fremono, l’aria è un balsamo. Scrivo a casa finalmente. Qualche lacrima. Quando andrò a casa? Bagno. Consegnato, sbuccio e mangio patate. Posta da Porcile. allar.                                                    

NOTE  (11 -4 -43 ore 20’15) – E’ domenica. Domani non sarò più qui. Guardo il mare, immenso e gorgogliante. Una musica travolgente giunge da lontano. E’ sublime visione, prima dell’ignoto; che pace, nel mio animo, e pur quanta tristezza. Il mio cielo, il mare di quand’ero fanciullo. La musica continua; mi sommerge, mi trascina: lontano il pensiero erra. Si ferma. Il mare fluttua. Mammina che sarà di noi? Il mare muggisce, si scaglia. Lidia! Oh Lidia! Tanto lontana, e soave, leggiadra divina. Il mare si divincola, pare protesti. Lasciate vivere. Lasciate vivere. Dice il mare. Orrendo, e tanto bello. La musica tace.

1 maggio – Allarme! I tedeschi cominciano a diventare scoccianti. Decade. Scrivo a Porcile. Posta finalmente! Cenetta al Tea-room 96 Franchi. Si và in paese a comprare profumi e olio. Piove sono arrabbiatissimo con i tedeschi.

2 maggio domenica – Sono le 2, piove e scrivo a casa. Tutti dormono. Il pennino scricchiola. Allarme ancora e attacco alla mitragliatrice. Compiacimento del Cap. Wenzel. Si và in chiesa. Piove. Tanta posta da casa e da Enri. Cenetta frugale con Martone. Sono contento. Aspetto l’allarme.

3 maggio – Niente allarme. Si va al pezzo. Cappellano, confessione. Il sole ritorna. Scrivo a casa. Ancora capopezzo. Mi fa male la pancia. scrivo per le calze, le maglie, la spazzola. In seguito ciò che manca. Posta ancora. Risponderò domani. 4 passi e una dormita.

4 maggio – Sveglia per tempo e comunione. Prego nonostante il dubbio. Secondo pezzo a posto. Sigfrid fa il  pignolo. Festa. Sono di guardia per la prima volta ai pezzi, scrivo a Camillo. Leggo la “Domenica”. Il 10 Maggio si avvicina. Che succederà? Apertura dello spaccio. Rancio ottimo. Spezzatino e 1/2 di vino.

5 maggio – Sono di guardia. Prime impressioni sulla guardia di notte. Posta da: Mario, Luisa, Bettina, Schiavi ed Elio. A Schiavi e a Enri scriverò. Posta da casa. Rispondo a casa, a Luisa e a Bettina. Sono stanco. Posta 169 finalmente ho fregato Sigfrid.

6 maggio – Piove e tira vento. Che si farà? Mangio le prime fave e le prime ciliegie. Istruzione interna. Ai pezzi grandi. Der gud cannonier. 1° pezzo. Posta da Prozio. Scrivo a Enri e (cancellato) a Camillo.S’è rotta la penna. Si trasloca. Grande confusione. Non scrivo a nessuno.

7 maggio – Si trasloca ancora e piove. Tanto fango. La Bicocca è buona. Cipolline e piselli, nespole, fave, fragole, tutto fresco e sano. Posta da casa. Cartolina (Sottolineato) postale. Non posso rispondere per i disagi. Notte            terribile. I treni urlano nella notte fiabesca.

8 maggio – Pulizia. Non piove più. Il sole ritorna. Ottima cenetta con Martone. La vita è sana. Sono un pò triste. Ho da scrivere: Camillo, a casa, a Mario, a Giovanni, a Lidia. Che ne sarà di lei? I Tedeschi della Flak sono buoni. Pulizia. Sapone e tabacco. Il Serg. Spallone è buonissimo. Si rifanno le fotografie e St.Cirt

9 maggio – Posta da Schiavi. Si và in chiesa. Piove, sono malinconico. alla prima cartolina, Schiavi risponde. Si mangiano ciliegie fragole. Cinema. Strane impressioni. Scrivo a casa e a Schiavi. Forse è una pacchia. Facciamo i corsi in caserma. Notte magnifica.

10 maggio – Si portano pietre. Sveglia alle 6,30. Fa freddo. Generale Felbert. Scrivo a Camillo. Si portano pietre tutto il giorno sotto il sole. Pane con Spallone. Carciofi e fave. Si va S. Cirt e si compra il giornale. Sono stanco morto. Il tempo è ottimo.

11 maggio – Ancora pietre. C’è il sole, 2 kg di piselli. Posta da casa, cartolina, lettere e cartolina postale. Lettera da Elio. Scrivo a casa. Sono di guardia. Bella giornata. È la posta che fa? Sogno nella luna.

12 maggio – Bella giornata. Ottima guardia di Martone a un cespuglio. Ricordi e sogni con Angaramo. Si compra la birra in barba ai Kruk. Si tagliano i vini con la guardia (?) cipolline e olio artificiale. Scriverò a Elio.

13 maggio – Posta da Camillo e dalla mamma. Rispondo. Scrivo per le cose del pacco. Perché a Elio non mi riesce di scrivere? Forse è più distante da me di quanto creda. Istruzione al pezzo. Allarme N18. P.M. 26594. Fragolata e nespolata. Notte divina e silenziosa. Si parla d’Italia. Prendo foto.

14 maggio – Bella giornata. Ciliege a colazione. Nix posta. Pulizie al pezzo. Scrivo a Elio, finalmente. Boscaiolo Nespole a profusione. La canterina protesta. Inutilmente però. Posta dalla mamma. Si conosce un vecchio buon combattente. E sua nipote. Difficoltà della lingua francese.

15 maggio – Sveglia movimentata e arrabbiatura con Martone. Boscaiolo. Il cannone tuona udito e veduto per la prima volta da me. Scrivo a casa. Lidia. A Guidi. Posta da Camillo. Sono stanco e triste. Penso a Lidia.

16 maggio domenica – Sveglia in ritardo e messa. Bellissima giornata. Penso malinconico alla domenica… Ottimo rancio. Bagno di sole e di mare. Cenetta con Martone e Nino. Carne uova e cipolline. Nespole e fave. I Kruk sono antipatici e superbi.

17 maggio – Posta da Porcile. Contrasti con i tedeschi. Sigfrid è testardo. Scrivo a casa. Uova patatine arrosto. Martone si sente male e per poco precipita dal pezzo durante l’allarme. Notizie di Moccafighe.

18 maggio – Bellissima giornata. Martone si sente male ancora. Scrivo a Rino. Giornata calda e laboriosa. Osservo: martirii dei tedeschi. Sono triste. Penso confusamente al passato. Niente posta. Che farà Lidia? Faccio la pianta sul muro.

19 maggio – Notte stupenda. Il mare liscio sembra laminato. Che immobilità! Che silenzio! Mascheramento del pezzo. CKraus è cocciuto. Siamo pagliacci. Scrivo a casa. Posta da casa. Questa posta non va. E da Enri.

20 maggio – Niente posta. Non scrivo a nessuno. Sono triste. Iniezione tedesca. Il rancio è cattivo. La Batteria mormora. Penso con malinconia alla mia casa. Martone sta meglio. Primi contatti con la lingua francese.

21 maggio – Sono di guardia. Stanco e triste. Quando finirà? Che vita stupida. Un nodo mi stringe la gola: una civetta canta. Che succederà in Italia. Niente posta. Cenetta con Martone. Non scrivo.

22 maggio – All’arme. Il cielo è cosparso di nubi. I tedeschi prendono il potere. C’è il rumore del silenzio? Scrivo a casa delle fotografie e del pacco. Giubba nuova. Penso ad Anna. Posta da Celesia. Niente altro. Sono a terra col morale. Libera uscita ogni 8 giorni. Sigarette. Malinconia.

23 maggio domenica – Sono immensamente triste. È caldo, soffocante. Scrivo a Porcile e a Enri. Cartolina a Enri con il mare. Scrivo a casa. Bagno. Nulla di importante. Niente posta. Ma che succede dunque?      

24 maggio – Il cielo è grigio, il mio animo uguale a esso. Istruzione. Scrivo a Celesia e mando il bollettino a casa. Posta da Bettina e da casa. Allarme. Sono stanchissimo. Un topo in camera. Escogitiamo i mezzi per catturarlo.

25 maggio – Vento antipatico e insistente. Klaus è contento. Rivista ai moschetti. Giornale. Si parla della Russia e del conflitto in genere. Cenetta con Martone e Nino. Patate, salame, uova e vino. Niente posta.

26 maggio – C’è il sole. Alba vetrata. Che succederà nel mondo? Brutta mattinata. Tutti con i nervi scossi. Cavoli e carne. Giornata massacrante. Iniezione? Si parla di future lontanissime licenze. Perché c’è tanta incomprensione? È possibile che uomini intelligenti debbano ubbidire (a maggio uomini sciocchi? Niente posta.

27 maggio – Giornata bellissima. Si portano pietre. Finirà presto questo giogo? Pizzamania. Amena giornata con Martone. Serata di ricordi e di previsioni. Ottime figliole. Sento De Gaulle. Posta da Clelia. Scrivo a casa. Fottuta posta. Spallone è buono davvero.

28 maggio – Sono stufo di tutto. Nulla di straordinario. I tedeschi sono insopportabili. Prova gas. Interessante. Si portano pietre. Con Martone. “Science et vie”. Posta da casa e da Elio. 2 raccomandate in ritardo. Scrivo fino a mezzanotte. Sono letteralmente sfasciato.

29 maggio – Sveglia alle 4, nebbie meravigliose. Rileggo le lettere e rifletto. Penso malinconicamente a casa, agli amici, a Lidia, a tutto. Un po’ di musica. Leggo i Sepolcri. Niente posta. Sono arrabbiatissimo. È inconcepibile il cretinismo dei nostri ufficiali. Nella notte penso e rifletto.

30 maggio domenica – Spari nella notte. Passeggiata nella nebbia mattutina. Dolori. Le papere mi tengono compagnia. Il sole a tratti illumina il passato. Scialbamente scorgo figure dimenticate. Penso ininterrottamente a tutto ciò che mi circonda silenziosamente immobile. Scrivo a casa, a Carletto, Clelia. Niente posta. Sono afflitto.

31 maggio – Bellissima giornata. Il nuovo tenente è simpatico. Scarpe scassatissime. Mangio le prime pere. Al buio. Sono nella nebbia. Come un guerriero simbolico, ammonitore e tragico. Discordie sul pizzo. Niente posta. Grande disappunto.

NOTE 5-5-43 – È sera. Il cielo è dorato a occidente. Ondeggiano lievi le spighe d’orzo. Lontano grilli e trillano a cadenza. Passa un treno veloce e rumoroso: fischiando sparisce. Si ode un cane abbaiare; un altro risponde. Sono le 8. Tutto silenzio intorno. È mattino. Il sole è sorto. L’aria è fredda e fragrante. La vita dei campi riprende il consueto ritmo. 5.5.43

1 giugno – Bella giornata. Sono triste per la posta. Confusione enorme. Pulizia. Niente posta. Ma che accade? Perché tanta pena? Il pizzo è fregato. Elettricista. Non scrivo. Si parla di baracche. Scrivo a casa.

2 giugno – Sveglia movimentata. Rivista dei generali tedeschi. Il comandante è ipocrita. Decade e sigarette. Si mangiano pesche e mandorle e cioccolato. Posta da casa. 2 raccomandate. Iniezione. Posta da Camillo e da Luisa.

3 giugno – Freddo e reumatismi. Servola scrivo? di caporaldo. Il pezzo salta. Niente festa. Giornata memorabile per il rancio. Scrivo a Camillo. A Film, a casa a cui ieri non ho scritto. Scrivo anche a Luisa. Posta da casa. Scrivo fino a tardi. Piantone. 5° mese di naia.

4 giugno – Sveglia alle 3. (Alba) ad occidente. Marcia forzata, inutilmente però. Stanchi e sfasciati torniamo alle 10. Riposo. Tiri con i pezzi piccoli. La posta non parte. Il castigo e la pena a ciò che non è retto. Ronda con Virga. Bellissima figliola a St. Ciyr. Posta da casa a cui scrivo.

5 giugno – Sveglio anticipata, che si farà. Un treno geme. Fa pena, tanta pena al mio cuore straziato. Scrivo a casa per “ieri” sera. Incendio ancora. Decisamente sto diventando pompiere. Posta da casa, cartolina Postale e lettera con dentro cartolina. Prove e riprove ai pezzi.

6 giugno domenica – Alba di grane. Capitano caporale. Scrivo a casa una lettera e una cartolina. Si tende il filo finalmente e si dorme. Definizione della questione rancio. Monto di guardia. Posta da Camillo e da Pino. Tramonto incantevole, al crepuscolo salgono dolci nell’aria le note di una mesta campana. Odo un violino. Sembra che parli.

7 giugno – Cap. Wenzel soddisfatto. Ancora di guardia. Scrivo a Camillo. Munizioni. A Elio a Luisa. Raccomandata. Scrivo a casa. Due cartoline postali. Finalmente il bollettino.. Rispondo a casa. Patatata. Domani tregua. Penso intensamente.

8 giugno – Sveglia alle 10. Ottimo rancio. Bagno. Sigarette, sigari, fiammiferi. Riccio è tornato. Raccomandata con foto e cartoline. Si parla di spostamento di batterie. Pacco a Martone. Forse marmellata e cassetta. Aumento di paga. Scrivo a casa una cartolina. Che sarà di noi?

9 giugno – Si incomincia a fare i deportati. Altra baracca. Parlo francese, e curiosa davvero sono compreso. Munizioni e pere. Giorgio. Allarme e permesso. Al pezzo contento e beato. Verranno i Tommies? Qualcuno ha paura. Molta paura.

10 giugno – Notte al fresco. nella luna. I “piselli” luccicano al sole. Penso al caffè che beve Hall. Cessato allarme e riposo fino alle 11. Niente posta. Scrivo a casa. Leggo Tempo e ricordo Giovanni. Posta da Alda e Canepa. Penso al passato, malinconico e commosso.

11giugno – Scuola a piedi. Mattino nero, molto nero. Malinconia disperata. Scrivo ad Alda. Raccomandate da casa. Birra e vino. Cappellano predica. Munizioni e giornale.

12 giugno – Nulla di straordinario. Sono triste. Bagno e ancora sigarette. Niente posta. Scrivo a casa. Gli uccelletti crescono rapidamente. Chiudo gli occhi e odo il rumore del mio mare, dei compagni chiassosi. Ore tragiche vive il mondo, dice Cipani, Capitano Schuls ci spinge all’allegria e al Foot Ball.

13 giugno domenica – Sveglia per tempo. Odo le campane come nelle mie valli. Perché devo vivere così? Perché si deve rinunciare alla vita? Messa al pezzo. Scrivo. Si dorme. Allarme. Posta da casa, il pacco è partito. Scrivo a casa per tranquillizzarli. Sono malinconico, guardo il tramonto.

14 giugno – Guardia e festa. Gatto e la cenetta. Caramelle e albicocche. Premio. Si parla di licenze e di bollettino. Festa rovinata dall’allarme. Le pentole penzolano. Piove. Niente posta. Raccomandata da ritirare. Si canta e si stona.

15 giugno – Guardia. Festa ancora. L’aria è fresca. Medito su tutto ciò che penso, creato dalla realtà e dalla fantasia. Niente posta. Scrivo a casa. Allarme- Si canta e si stona. Notte magnifica.

16 giugno

Si riportano le pietre. Ritiro la raccomandata che parla del pacco. Mangio le albicocche in scatola. Munizioni e colpi di noia. Posta da Camillo e notizie di Ezio e Luciana. Scrivo a casa. Che notte stupenda! Solitario e triste guardo la luna fra le nubi.

17 giugno – Solita sveglia. Fuga di un compagno. Raccomandata. Si portano ancora pietre e il morale cala. Le pesche e la capsula di Sigfrid e di Lame. Decade cartoline. Rifornimenti di acciughe e cioccolata. Niente posta. Scrivo a casa.

18 giugno – A sassi ancora. Martone non funziona più. Leggo il giornale. Il sole è tornato glorioso. Pausa e sonno ristoratore. Ancora sassi. Mangio ceci. Pesche al rancio. Arriverà il pacco? Pastasciutta e complimenti. Gozzi contribuisce al successo. Bani in ritardo di un’ora. Posta dalla mamma. Rispondo subito. Allarme.

19 giugno – Mi sveglio e medito. Nel bosco fra suoni fragranze e raggi dorati tepidi e luminosi. È bella la vita dei boschi. Generale in visita. Cinema e infinità di ricordi. Penso malinconicamente ad Anna. Posta da mamma, cartolina e lettera con cartolina. Rispondo.

20 giugno domenica – Giornata campale. Il 1° pezzo domina. Semenzato è spassosissimo. Discussioni, impressioni e sbornie. Si dorme. Preallarme. Pranziamo le scatole alle sardine. Suono la fisarmonica. Scrivo a casa da cui non ricevo.

21 giugno – Tattiche e progetti. Martone in 1° piano. I razzi. Scrivo a Cotillo. Scrivo tutto il giorno. Medito tristemente sui giorni passati. Anna e Lidia dominano. Cinema. Schnimidgn è soddisfatto. Posta da casa. Rispondo. Gozzi in licenza.

22 giugno – A sassi come schiavi. Capopezzo. I meriti cominciano a imporsi per me e per i compagni. A sassi. Sole e sigarette. Sono di guardia. Pranziamo ancora le scatole alle sardine. Sono fiducioso. Alleluia! Alleluia! Lidia ha scritto. Bettina pure.

23 giugno – Guardia. Notte divina. Sigfrid fa il matto. Il pacco finalmente. Scrivo 2 cartoline. Mangio il torrone. Leggo film e La domenica. Dormo tranquillo e contento. Penso a papà.

24 giugno – Mi sveglio conscio dei miei doveri nel mondo. Qualcosa mi spinge a seguire una strada. Ancora un generale. Rivista inutile. Bagno. Leggo i miei scrittori preferiti. Ancora licenze. Faccio il pesce. Posta da Camillo e da… Doletta. Grazia Nazzari! Finalmente una vittoria.

25 giugno – Scrivo alla mamma, a casa e a Nazzari. Munizioni grandi. Vedo la stazione e penso. Raccomandata dalla mamma. Spuntin e birra. Mercato di sigarette. Niente posta. Scrivo a casa. Alla mamma per i necci.

26 giugno – A sassi. Il nuovo tenete è buono e intelligente. Dolci ricordi nel mattino. Cinema. Comando io. Caldo soffocante, terribile. Sfoglio la posta e ricordo Miranda e i tempi passati. Martone non funziona. Posta da casa. Biglietto e cartolina. Rispondo del caldo.

27 giugno domenica – Assicurata e foto. Rispondo che ho ricevuto. Tento di scrivere a papà: inutilmente… Riposo e bagno. Lucifredi è cretino. Integralmente. Scrivo a papà, lettera e cartolina. Guardia. Marmellata e salame. Giornali. Marto ricomincia a funzionare. Scrivo a casa.

28 giugno – Notte bellissima. Quanti pensieri mio Dio. Posta da Enri. Fuoco!! Uno schianto un uragano… e la cantina si apre. Tutto sfasciata. Ottima guardia. Tutti allegri e sborniati. Marmellata. Commercio con i kruki. Niente posta. Scrivo a casa del vaglia. I pioli del tavolo saltano.

29 giugno – Sistemazione di munizioni. Giorno qualunque. Si dorme fino alle 5. Scrivo a Enri. Ronda. Considerazione degli ufficiali sui miei disegni. Allarme a Toulon. Martone funziona. Scrivo a casa. Bellissima fanciulla. Irraggiungibile.

30 giugno – Raccomandata della mamma. Rispondo. Bellissima giornata. Maschere tedesche. Manca solo la divisa e… il cuore. Sono contento. Munizioni. Posta da casa da Porcile e da Celesia. Decade, sigarette e rancio al secchio. Scrivo a casa. Notte tranquilla e silenziosa. Luise e Marcelle 8. 10 ½

NOTE 17-7-43 – Oggi ho 20 anni. Scialba giovinezza. Vent’anni inconcepibilmente terribili. Perché non posso viviere la mia vita? Perché la mia esistenza non è mia? Ironico mondo, falso vita disegnata dal destino in modo diabolico e insostenibile. La povertà fa l’uomo un roditore dell’anima lo fa psicologo profondo un cercatore che scopre ciò che è nascosto, senza guardare la superficie che è per lui estranea. Ciò lo fa triste e pessimista, mai pago mai soddisfatto di ciò che il consorzio umano produce e mostra i grandi pensamenti.

1 luglio – Giornata laboriosa. Munizioni. Rivista dei generali. Ramero. Ripresa cinematografica. Cattivo esito. Lavoro e cristianesimo. Domani rivista. Si pulisce la spasa. Imparo il tedesco. Posta da Elio. Notte stupenda. Scrivo a casa.

2 luglio – Raccomandata dalla mamma del 25. Rivista del colonnello tedesco. Schultz è soddisfatto. Fedriga e l’estro mio. Disegnerò aerei. Segnalo la guardia. Colpi su colpi a mio favore. Dio mi aiuta. Permesso. Bar della ronda. Com’è bella; e soave e delicata. Rientro contento, niente posta.

3 luglio – Tiri con i moschetti. Martone s’arrabbia e io perdo la pazienza. Chi ha ragione? Forse non è colpa nostra. 5 e 9 punti. Gelsi. Non scrivo a nessuno da due giorni. Si torna stanchi. Guardia. Niente posta. Scrivo a casa. 6° mese di naia.

4 luglio domenica – Notizie di Rolli. I sepolcri. Amicizia con il canto. Scrivo a Porcile. A Camillo dei sassi. Tento la poesia fra i pini olezzanti. Buone notizie della guerra. Si vincicchia. Niente posta. Scrivo a casa senza finire. Marinette ai ? …oni

5 luglio – Al pezzo. Sociologia politica. Prova gas. Ottimamente. A legna nella pineta. Impressioni di Scortecci sul meridionale. Posta da casa e da Camillo. Notizie di Miranda. Rispondo a casa. La censura funziona egregiamente. Marselle

6 luglio – Ai tiri con la mitraglia. Acquazzone solenne. Sono triste. La pioggia crepita. La pineta è innamorante Pulizia ai numeri. Martone mi funziona. Cipani torna. Niente posta. Scrivo a casa. Cade la pioggia parlando di cose sublimi. Bono fa la sbornietta. Dormo tranquillo.

7 luglio – Posta dalla mamma 2 assicurate 28  e 29 cartolina acclusa. Discussioni con Bussi. Muffa e acqua al rancio. Ufficiali tedeschi. Guardia. Primi giornali di Nazzari. Niente posta. Scrivo a casa. Notte di tempesta. … con Marinette nella pioggia.

8 luglio – Giorno bellissimo. Immagini limpide e terse. Munizioni. Leggo “film” nella capanna. Salto del pane. Dormo e rifletto. Mitraglia. Giornalisti tedeschi. Posta da casa. Rispondo. Sera di tempesta. Cenetta corroborante e sana.

9 luglio – Vento. Si lavora sempre continuamente. Mine e conseguente giro. Faccio il birraio. Ottima conoscenza al Bar della borsa. La scatou? Il vento continua, impetuoso. Niente posta. Scrivo. Riposo e penso nel buio.

10 luglio – Solita sveglia. Solita adunata. Nel pineto fragrante. Segnalazioni e licenze. Il S. ten. Lambicchi è spassoso e sottile. Lezione maschera. Sigarette. Giornali. Posta da Camillo e dai nonni. Rispondo a casa e ai nonni. Scrivo a Bussi. Tempesta.

11 luglio domenica – Raccomandata da casa del 2 e del 5. Rispondo e mando il bollettino a Bettina. Scrivo ai nonni. Bagno. Giornata bellissima. Leggo molto. Meriggio normale. Guardia. Fazzi ritorna. Posta da cartolina e auguri. Riposo.

12 luglio – Cemin fa il pirata. Raccomandata. Non scrivo a nessuno. Predicozzo del Zambitto. Difetta il buon senso. Sbornia di 5 guardie. Laffen Wacher. La barachetta è piecata. Leggo film. Si parla di licenze. Scrivo a casa delle foto. A Camillo. Cartolina dalla mamma del 9.

13 luglio – Capopezzo. Bellissime giornate. Cenette e pensieri. Semaparto e la licenza. Trasporto baracche. Il carro e i cannoni. Magnifica giornata. Permesso. A St Cyr con Martone. Niente posta. Posta da Enri. Scrivo a casa. Con Luise

14 luglio – Nessuna notizia dall’Italia. Solito sermone. 145 giorni, 12 d’argento, 8 di bronzo. A chi fa meno. Altri 2 a casa. Chissà se io andrò. Insalata. Canini mi comprende ed è intelligente e sottile. Ancora baracche. È proprio bella. Niente posta. Scrivo a casa. Notizie dall’Italia. Domani.

15 luglio – Nulla di speciale. Si lavora alla stazione. Niente giornali. Brutto rancio. Losi non si adatta. Molto caldo. Ottimi con la Barista della Borsa. “Film”. Posta dalla mamma del 10 e 11. Rispondo.

16 luglio – Sveglia fra gli abeti. Solita istruzione. Leggo Film. Bellissima giornata. Decade e sigarette. Commercio coi marocchini. Si bara e il genovese che non và. Genova bombardata. Notizie dei compagni. Posta dalla mamma, rispondo.

17 luglio – Solita istruzione. Divergenze con Spallone. Ancora baracche. Pulizia con Damais e lezioni di francese. Prima uva. Cinema “Uomini sul fondo”. Riposo. Ricordo Lidia. 20 anni. 4 ragioni. Sono tristissimo. Posta da casa. Rispondo anche a Enri.

18 luglio domenica – Sveglia ritardata. Fumo la pipa e medito. Solita malinconia domenicale. Bagno. Contatti con la piccola boulangerie. Simpatica folla. Impressioni di Zambitto. Guardia agli accantonati. Posta da Camillo e fran. Scrivo a casa. con Luise

19 luglio – Bellissima giornata. Capo pezzo. Martone a rapporto. Solita guardia. Torna Cipani. Si parla di licenze con sgomento. Parlo tedesco. Posta dalle ragazze e dalla mamma. Scrivo a casa- Giornata balorda. Telegr. a Martone.

20 luglio – Serata terribile. Sono scosso. Sono triste e penso al destino. Martone è sfinito. Si attendono. I generali. 2 raccomandate, 8 e 14. Stasera rispondo. I generali arrivano. 36 macchine. Spallone trionfa. Scrivo a Camillo. Niente posta. Scrivo. Posta di Fietta. Penso a Martone.

21 luglio – Solito mattino luminoso. Che farà Martone? Tattiche di caposaldo e scuola aerei. Un po’ di respiro. Pulizia e bagno. Chlaus e sue impressioni. Guardia. Tabacco e salumi. Scrivo per Bussi. Scrivo la solita cartolina. 2 assicurate. Scrivo del vaglia.

22luglio- In ritardo con il vaglia un altro mese d’attesa. Guardia. Prova gas. Meravigliosa notte. Penso a Martone ed ai patri lidi. Guardia abbondante. Semibagno, le baracche rompono le scatole. Posta da casa. Rispondo. Domani mecchanica Caffé. Pane muffito.

23 luglio – Riparazioni al pezzo. Mi squaglio le baracche. Ottime relazioni con la Flak. Ancora al pezzo con Demarinis. Visita alla flak. Francese Tedesco. Bombe a mano. Senza pane. Film. Niente posta. Scrivo. Sogno. Bussi matto.

24 luglio – Adunata a baracche. Facchinaggio. Specialità munizioni, baracche, carbone. Ho fame. Un po’ di paura. Cinema. Luisa Sanfelice. Putrella si produce in ciccio formaggio. Guardia. Milinconia (sic) disperata. Che farà Martone? Niente posta. Scrivo, Penso.

25 luglio domenica – Un calmo mattino di sogno. Si lavora alla stazione. Messa con i tedeschi. Buona guardia. Conversazione con Martino. Com’è simpatico. Leggo film e lettera d’addio. Risotto e spezzatino. Arrabbiatura di Zambitto. Consolanti notizie sulle licenze. Lettera della mamma. Rispondo.

26 luglio – Avvenimenti straordinari e tendenti a risolvere in parte la situazione. Il Duce dimissionario. Badoglio al potere. Grande scalpore fra le truppe. Sospensione delle licenze. Il cap. parla. Bagno. Atafranque libre. Penso a casa. Considerazioni con i compagni. Penso che non potrò fare gli auguri ad Anna. Forse sentirà che penso a lei. Scrivo a casa. Bani è ottuso e cretino.

27 luglio – Quanta tristezza. Che ne sarà di lei. Penserà qualche volta che vive uno che l’ama? Aerei e segnalazioni. Carne e brodo ogni giorno. L’uva è matura. Dissertazioni filosofiche. Io con me stesso. Pulizia e pausa. Guardia. Piove e sono tristissimo. Bani è eccessivamente fesso. Scrivo. Enri

28 luglio – Niente posta né giornali. Zambitto si stabilisce nel castello. Canta nella notte stonatissimo. Tre colpi. Libera uscita armata. 5 colpi all’undicesima Bta. Odi ad Anna. Mangio uva moltissima uva. Dalla Flak pesche vino pomidori. Penso ad Anna. Permesso. 2 assicurate 3 franchige.

29 luglio – Rispondo alla mamma. Che accadrà a Camillo? O Dio mio aiutateli, fate che non abbiano a soffrire più! Tattiche di guerra e di uva. Il pezzo salta. Al bagno in mutandine. Passano aerei. Peperoni e rancissimo. Bella giornata. Scrivo a Camillo e a casa da cui non ricevo.

30 luglio – In mutandine all’istruzione. Pacchia. Al bagno ogni due giorni. Sono di guardia. Che farà Camillo? Spallone impara a nuotare. Zambitto sfotte Giovinezza. Cemin si sviluppa. Torna Fietta. 2 lettere dalla mamma. Camillo sta meglio. alleluia.  

31 luglio – Guardia. Odo un elegiaco canto nell’aria del mattino. Frego Cipriano. Ottimo rancio. Uova e marmellata. Grande gioia in tutti noi per gli avvenimenti. Scrivo a Camillo. Niente cinema. Posta da casa assicurate 27 e 28. Rispondo. Si parla di pesci.

NOTE – Comincia un altro mese. Che succederà? Non potrà essere bello come questo, impossibile. Che bei momenti si riescono ancora a vivere in questi tempi tristi. Oh Signore aiutate il mio papà, dategli la possibilità di riabilitarsi, fate che possa valere in tutto la sua intelligenza e la sua idea. Vi prego.

1 agosto – A caffè con Cenini. Colazione nei campi. Aereo gigantesco. I treni di naia continuano a passare. Stupendo mattino. Camillo sta bene, il fascismo è morto, la mamma è felice e così papà. Grande giornata. La vita è bella la vita è un sogno. Straordinaria giornata. Scrivo a casa e a Camillo degli studi. Parte la posta di ieri. Con Luise e marinette.

2 agosto – Posta in ritardo. Assicurata del 28. Lancio di bombe mitragliatrice e squola (sic) navi. Sono stracontento. Com’è bello il mondo; davvero bello; stupendo. 2 iniezioni, roba da matti. Tanto caldo. 45°. Cura del sole. Guardia. Riposo. Uniavim wer mit wir larife. Lettera da Enri. Scrivo a casa.

3 agosto – Buona notte. A uva con Angaramo. Desiderato da Cipriano. Ottimo turno di guardia. Mangio molto e ingrasso. Temporale. Scuola di tedesco con Laner. 2 gavette di pasta. Piove. Assicurata del 29 e lettera del 30. Rispondo, i pioli saltano.

4 agosto – Capo. Solita istruzione. Mattino freschissimo e diliziosamente simpatico. Alla stazione. Cura dell’uva. Vercellini chiede di me. Al mare. Saluto finì. Claus fa il cicchetto. Dalla Flak con Hofmann. L’apriscatole è bello. Andrò da Vercellini. Gozzi all’attacco per rimediare il servizio. Lettera del 3 u. Giovanni partirà. Ecco il destino. Rispondo dei Panzer.

5 agosto – Panzer Soldat. All’attacco con le mine. Impressioni sui carri armati. Scuola aerei. Solito susseguirsi delle ore 24. Prova gas. Scuola navi. Spezzatino. Parlo tedesco. Arrabbiature di Willi. Brandesthein e l’apriscatole. Gozzi ha vinto: guardia alla stazione. Scoppio tanto mangio. Niente posta. Angaramo in attrito con Marchi. Con Marinette.

6 agosto – Meditazione forzata. Uno spicchio di luna illumina la mia malinconia. Che sarà di noi? Giovanni parte. Peccato ma lo troverò ancora. Ma forse un giorno ci incontreremo. Scriverò. Al Bar da Luise. Incontro di cap.i Scrivo pensieri. Acuta nostalgia di un dio. Disperati pensieri. Non ne posso più. Bastaaa! Finalmente la fine. Martone parla, inutilmente però. Posta da Camillo. Scrivo a casa. Sono tristissimo.

7 agosto – Primi freschi. Maschera. Scuola aerei e segnali. Proposta per i modellini di aerei. Cemin si allontana da noi. Cinema. Di guardia al cinema e le ragazze guardano. Una è molto bella. Rivedo il pugile dei cacciatori. La volpe insanguinata. Pezzi e munizioni. Proposta a Gazzetto e a me. R.T. scrivo a casa. Niente posta. Turchetti arriva Cemin va.

8 agosto domenica – Il mattino è limpido. La domenica incomincia malinconica. Scrivo a Enri. Scrivo a casa. Raccomandate dalla mamma del 2 e 3. Gnocchi. Riposo e bagno. Marselle al bagno. Rivedo Luise. Tromba marina. Con Martini all’ombra degli ulivi. Si parla di licenze. Gazzetto fa la sbornia. Berrò fino all’ultimo vino. Scrivo a casa. Guardia all’accampamento. Rivedo i compagni.

9 agosto – Con i topi nella notte. Scarico munizioni. Non va con Turchetti. Credo andrò agli specialisti. Bella giornata. Vento e malinconia. Piantone. Dormo. Mangio uva e mandorle, angurie e meloni. Predica di Zambitto a Fedriga. Parlo tedesco. Aspetto la posta. Il vento continua. Lettera del 5. Rispondo. Calma assoluta.

10 agosto – Ancora iniezioni. Vedo Luise. Straordinaria scorta di pane. Mangio molto. Rivedo Cemin. Fietta è sconsolato. Permesso. Giornali. Torna più viva l’immagine di Anna. Bagno. Incontro di pugilato. Pulizia. Scuola con lanciabombe tedesco. Niente posta. Scrivo. Zittisco Turchetti e Gozzi. La eloquenza prevale.

11 agosto – Tiri con i moschetti. Bellissimo mattino; ricordi si affacciano allo scorgere della libertà. 3 punti, si ritorna. Sto zitto, sono malinconico un nodo mi stringe la gola. Pulizia al pezzo. Guardia all’accantonamento. Guardia all’uva. Sigarette. Rivedo Marselle. Vado al Bar del Commercio. Niente posta. Scrivo la lettera.

12 agosto – Tiri con la mitraglia. Scorpacciata d’uva. Nulla di speciale. Caldo enorme. Ancora mitragliatrice. Incendio in vista. Vado al Bar. Marsele si compiace. Ancora mitragliatrice. Caldo. Cipani dorme. Guardia. Posta dalla mamma. Rispondo. Da Giovanni. Rispondo. Sono giulivo.

<a matita, aggiunto in seguito da Ezio “incendi di pinete”>

13 agosto – Alla mitraglia. La supleina. Mangio moltissima uva. Osservatorio. Scuola aerei. Ottimo rancio.3 assicurate 3. Forza papà! Penso a Martone e a Giovanni. Scuola mitraglia. Brucia tutta la Francia. Spuntino con Flori. Pacco. Busi. Parole crociate. Bettina. Sciaise. Scrivo a casa.

14 agosto – Solita istruzione solita noia. Ispettore aerei. Buona figura. Barracche in vista. Fine del fumare. Cinema: un colpo di pistola. Il film è buono ma l’interpretazione non và, è ridicola e falsa. Vedo Luise. È tanto bella. Al buio immerso nella musica e nell’oblio. Baracche. 4 vagoni in tre are. Sporco e stanco. Scontentezza generale. Mamma 9 e 10, Camillo, Gina e Luisa.

Allarme a mezzanotte N10

15 agosto domenica – Martone non è venuto. È festa. Lettere dalla mamma. Scrivo a Camillo e a Giovanni. No! Tutti brilli. La vita è brutta. Parole incrociate. Martone ritorna. Come resisterò vicino a lui? Aspetto la posta. Sono tristissimo. Martone è tornato! Alleluia. Posta da casa. Rispondo e anche a Camillo. 3 lettere.

16 agosto – Supleina. Istruzione. Ancora preallarme. Si dorme sotto le piante. Colazione di uva. Martone racconta. La pace non verrà. Che succederà in qualche parte? Non riesco a scrivere a Giovanni. Skolafen. Al rancio con doppia dose. Frego la naia. Scrivo a Luisa e a Gina. Scrivo anche a casa. Pollo prosciutto uova ecc. Bani romantico.

17 agosto – Ancora allarme. Si dorme a volontà. Caldo terribile. Devo scrivere a Giovanni? Raccolta di fichi. Klaus si diverte con noi. Rapporto a Flenk. Allarme aereo. Trovo Vercellini e si compiace. Lo rivedrò. Giornata interminabile e malinconica con i Tommi a Marsiglia. Klaus è triste. Siamo tutti tristi. Passeggiata con Nino da Marinet. Niente posta. Scrivo e mando foto.

18 agosto – De gard au canon. Verranno? Notte sublime. Nel pollaio con Luise. 2 iniezioni 2. Solita giornata lunghissima e noiosa. Nuovo orario della posta. 2 assicurate. Rispondo. Continuo la lettera a Giovanni. Decade e sigarette. Rancissimo. Ancora scrivo a Giovanni. Lotte per il vino. Allarmismo.

19 agosto – L’allarme continua. Vino a cataratte. Pardi è al pezzo. Spallonate continue. Giunta e vino. Allarmi Zambitto. Posta da casa del 14. Rispondo subito. Scrivo del pacco e della persiana nuova. Guardia ai pezzi. Continua la lettera a Giovanni.

20 agosto – Notte di luna. Penso ad Anna. Che ne sarà di lei? Iniezioni. Cessato allarme. Li scazzi non mi passano più. Cenetta con Martone e Gozzi. Cannonante al Plan. Terrore. Ottima guardia. Notizie dell’allarme aereo. Cemin informatissimo. Scrivo a Giovanni. Baccano con Turchetti. Visita di Fedriga. Avrà cura del G.

21 agosto- Istruzione. Faccio il vaglia finalmente. Sono al verde. Scarpe nuove. Attrito per il vino. Guardia alla stazione. Cambio. Bagno. Affare in vista. Sono contento. Andrò con lei. Scrivo due volte. Posta cartolina e assicurata 17 e 15. Le nubi corrono. La vedo.

22 agosto domenica – Tanta guardia. Tommasi lavora di notte. Dice 5. Guardo ansioso verso St. Cyr. La scorgo. Com’è bella. Dovrò rivederla.Il capostazione e il trombone. Anche Marselle vedo. Pioggia. Pagliericcio fradicio. Uva e insalatina. Posta da casa e da Camillo del 18. Torno all’ovile. Zambitto usa la mia giubba. Alla bilancia. Tormentare finale. Scrivo a Casa. lettera della Poggio.

23 agosto – Istruzione. L’aria è di vetro. Il cielo è amianto. grande bellissima giornata. Tiri con la mitraglia. Rolan e Nino ottimi compagni. Mi sazio. Il laghetto nel pagliericcio. Pulizia e posta da Enri. Risponderò. Guardia alla caserma “Filin” dopo tanto. Rancissimo. Martini è eccezionalmente simpatico. Scrivo a casa.

24 agosto – Piantone. Segretario a assegnazione moschetti 22 02. Istruzione allievi cap. Successo. Ancora posta da Giovanni. Completo il quaderno con gli ometti. Esco con Nino. Scrivo a casa. Il permesso non arriva. Finalmente fuori. Inutilmente però: scrivo a casa. Nino è triste. Parliamo a sufficenza. Siamo malinconici. Penso.

25 agosto – M’han fregato il sapone. Istruzione. Zambitto è stomachevole. Al volantino. Scuola aerei. O capitan. A St. Cyr a passeggio. Pulizia e inutile attesa di Gen. Randa. Due in licenza. Finalmente le prime parole. Com’è bella. Posta da casa. Rispondo.

26 agosto – Ai tiri. Buon mattino. Cipriano gareggia con Zambitto. Bella passeggiata. Rivedo la radura silenziosa. Pulizia alle armi e al pezzo. Frego la naia. Le nubi corrono all’adunata. Qualche tuono rotola. Penso a lei. Guardia pezzi e ai fichi. Notizie di Martone. Mi dispiace per lei. Cenetta. Niente posta. Scrivo.

27 agosto – Guardia nel mattino di fiaba. Scrivo a Camillo. Tento per Giovanni. Domani scriverò. Acchiappo la lucertola. Acquazzone e doccia solenne. Notte orribile. Passata è la tempesta. Permesso. Primi passi con Liliana. È formidabile. Posta da casa. Da Camillo da Luisa T. Scrivo a casa e carissima Luisa.

28 agosto – Lezioni di perfezionamento istruzione. Cipriani è ottimo. …… e di disegni. Caricatore ai compagni. Niente cinema. Ancora istruzione. Scuola a piedi. Risate a volontà. Linch uns drai, Swai finer. Funziona la banda trionfa. Niente disegni. Scrivo a Camillo a Luisa e a casa. Allarme! Caos. Cenetta con Martone. Benzina. Leggo.

29 agosto domenica – Ancora allarme. Il solito domenicale tocco malinconico. Scrivo a Luisa e a Camillo. Cambio il vocabolario. Di guardia ai pezzi. Fenzi sonnambulo. Ottimo rancio. Folena ritorna. Posta dalla mamma del 24. Rispondo e mando le fotografie. Guardo involontariamente a St. Cyr.

30 agosto – L’aria è vetrata. I piccoli coniglietti saltellano fra i vigneti. Comincia la vendemmia. Fiducia nel ritorno. L’allarme continua. Scuola caporali. Cipriani si arrabbia per il mio candore. Disegni simbolici. Ancora scuola caporali. Wenzel ritorna. Willy e le loqueno. Ottima guardia. Posta da casa e da Camillo. Rivedo Liliana alla stazione. Vado al castello. Giornata a fichi.

31 agosto – Ordinarie notizie di Liliana. Scuola caporali. Buon mattino. Lavori al pezzo. Zambitto rievoca il passato di donne. Pausa. Scuola caporali a monte. Baracche. La bestia nera dalle 3 alle 24 ½. Cognac per abbrutirci. Vedo Liliana e Marselle anche Marinette. Niente posta e niente luce.

NOTE – È ferragosto. Qualcuno si ricorderà di me! Ho consumato la luna. Che solitudine! Che vuoto immenso sento dentro di me. Oh Amiche mie care siate buone. Anche tu Giovanni e tu fratellino sei il più buono di tutti. No non di tutti. Prima c’è la mamma, oh, mammina, piccola e cara mammina Ieri ero di molte lacrime. Il tuo cuore sanguina: anche il mio mammina.
Consolati. Bisogna incassare.

1 settembre – Stamattina si è finito le baracche. Al buio. Stanchezza enorme. Rivolta e discussioni. Fra i binari con le tavole. Confabulazioni con Angaramo. È il più intelligente. Scambio di foto. Lavori in rifugio. Un cancher. Guardia ai pezzi. Vado alla stazione e al bar con Persico. Nino alla stazione. Brutta notte.

2 settembre – Ottima guardia. Malessere. Scuola caporali. I rifugi sono finiti. Visita del Capitano. Vendemmia. Vado a birra ma non vedo nessuna. Niente posta. Decade. Storia e geografia. Guardia finita. Bella giornata. Scrivo a casa. A fichi. Ancora alla stazione. Bellissima notte coi cipressi

8° mese di naia

3 settembre – Solita sveglia. Istruzione. Pausa. Scuola caporali. Tenente del Reggimento. Discussioni sull’orario. Lancio di bombe inglesi, francesi e tedesche. Ottime le allemanne. Cipriano e molte rivelazioni. Visita al “Plan” interessante. Tiri con la mitraglia. Malinconia Giart. Posta da casa e immagine. Rispondo.

4 settembre – Istruzione sommaria. Scuola aerei. Regolamenti. Marselle alla stazione. Sogno Anna. Quanta tristezza. Che sarà di lei. Alla stazione a posta. Con Nino si parla della morte. Piantone. Dormo saporitamente 8 ore. Pane bianco. Spagnolo. Posta. Cartoline e lettera. Rispondo, Cenetta 78 kg.
Assicurata del 2 risposta immediata

5 settembre domenica – Quanta tristezza. Fotografie a cataste. Messa ai pezzi. Il barone partecipa. La parola di Dio scende sublime su di noi. Dedica a Palmira(. Le Maddalene ritornano. Anche Marselle. E Luise? Bagno. Potente fregatura col permesso. Scrivo a casa e a Camillo. Tri, ti scrivo. Scrivo ancora a casa. Rispondo all’assi del I°.

6 settembre – La solita notizia del cimitero. Preludio a una bruttissima giornata. Istruzione clamorosa. Il grido dei cannonieri italiani echeggia per tutta la Francia. Notizie di sconfitte. Scuola caporali. Foto 38 foto. Gozzi panettiere. Scuola caporali al cospetto dei potenti. Domani bagno. Discussioni per ogni materia. Non vedo nessuno. Guardia ai pezzi. Conversazioni telefoniche con Nino. A meloni a uva e ad angurie.
Ultimo invio di posta

7 settembre – Zambitto è seccato. Non vuole più il grido dei cannonieri. Gaudino è partito. Guardia e telefonate. Cap. Wenzel. Soddisfazione generale. Istruzione dei tedeschi ai pezzi. Cambio. Fotografie a iosa. Scuola caporali e bagno. Ottime figliole. La banda d’Affori trionfa. Posta del 3 e franchige. Rispondo. Dai tedeschi a St Cyr. Chinema. Lidia. Cenetta.

8 settembre – Nulla di notevole. Solita istruzione. Discussioni nell’altogrado. Dimostrazioni di disappunto. Cipriano-Bartoli. Pausa pomeridiana. Niente scuola caporali. Lieve speranza. Pulizia ai moschetti per l’ultima volta. Grande notizia. Un balzo nel petto e ondata di commozione. L’Italia chiede la resa incondizionata (“in” cancellato). Vaghe notizie. Allarme. Al pezzo (Ezio, nella successiva e parziale trascrizione di questa parte del testo, legge “al posto”) col cuore in gola. Che ne sarà di noi?
La guerra è finita. Non per tutti.

9 settembre – Preparativi. I tedeschi fanno bruttissime promesse. 8 alberi verso Les Leques (Ezio nella citata rilettura aggiungerà: nascondo la posta in un vecchio ulivo; ottavo albero”). Giornata lunghissima. Congetture sotto i pini con Angaramo (Ezio: “con Nino”). Si trama una fuga. Che brutti giorni. Si attende la sentenza. La posta non funziona più. Cemin prigioniero (Ezio: “Cemin ci racconta gli orrori delle prigionie”). Polveriera in aria (Ezio: “lontano un boato enorme segnala l’esplosione di una polveriera”).

10 settembre – Alba di sconforto per tutti infiniti i pensieri si succedono. I miei cari, i miei compagni, l’Italia. Ascoltiamo la radio dalla contessa. Solo Firenze trasmette notizie confuse. Ancora idee di fuga. Al bar del Commercio per l’ultima volta. Saluti alle ragazze (Ezio: “Marcelle, Luise, Martinette”). Notizie dall’Italia sconsolanti. Rifornimento di fichi. La radio tace. Si gioca a carte fino alle 2 di notte.

11 settembre – Aspettativa. Tutti pensiamo unicamente a casa. La nostra sorte non c’importa. Cambio con i tedeschi. Cap. Wenzel fa il discorso di prammatica. (Ezio: “veniamo esclusi da ogni operazione militare e consegnamo tutte le armi ai tedeschi; del resto siamo troppo pochi per qualsiasi tentativo di risposta”). Finalmente prigionieri. Tutti in caserma all’Hotellerie de la Plage. Strani prigionieri. Ore di smarrimento. Movimentato lavorio di menti. Lotta per la firma del tradimento. Piuttosto il campo. Prigionia inizia.

12 settembre domenica – Complotti di fughe. Pioggia, malinconie e ricordi. Nessuna notizia. Messa. È un’ignominia. Piani di fuga con Vittorio (Ezio “dai Vittoria”). Notizie confuse. Al forno da Rossi. Dal cartolaio. I sentieri della vita. L’inafferrabile. Discreta giornata. Tanta tristezza. Tutto il pomeriggio al mare. Timori di Fedriga. Colloquio con me stesso ad alta voce. …….

13 settembre – Il cielo è coperto di nubi. Di notte sul balcone. La luna mi guarda. Il cuore è stretto in una grande morsa. Penso alla mia famiglia. Fratellino che fai? Comincia la prigionia e il lavoro. Mazza è ameno, Martone il solito buon compagno. Le nubi corrono. Quanta tristezza. Disprezzo palese dei tedeschi.

14 settembre – Seconda sveglia di prigionia. Ci manca il numero. Ancora nubi. Il cielo è bigio e tanta malinconia è dentro di me. Leggo il libro ma tutto è inutile. Piani di fuga e notizie da tutti i fronti. Piove sulla notte. Sul balcone con il silenzio notturno. Il ritmo dei notiziari è un suono di morte. I francesi sono con noi. Sono stanco: il vuoto continua.

15 settembre – Piove. Sono tristissimo. Da questo momento non registrerò che vaghissimi accenni perché sarebbe difficile enumerare tutti gli avvenimenti che accadono e che accadranno. Durante il tempo della prigionia.

16 settembre – Destinato al gruppo maschi con Nino. Lavora a La Cadière. In scuderia. È umiliante ma bisogna farlo. La mente lavora continuamente. Ruggero scappa. Arrivo di marinai. Tre sono. Uno ha perduto i compagni. La famiglia. 4 chiacchiere. Forse si può scrivere. Conoscenza di (il testo prosegue nello spazio 17 settembre) molte ragazze. Liliane è formidabile. Piantone. Al mare con Teresa. Ottima giornata. La mente lavora d’immaginazione. Sistemazione della prigione. Le solite notizie le solite cenette i soliti pensieri. Notti sul poggiolo. Amiche. Quiete notturna

18 settembre – Lavoro. Passeggiata di 7km per i campi nel mattino. Vicino al galoppatoio c’è Guidi. Che stupido! Colazione in marcia. Strana situazione. I Francesi ovviamente ci deprecano i Tedeschi ci ammirano. Che granchio. Alla scuderia si parla tedesco. Sono stanchissimo. Si torna col camion senza gomme. Notte confortante.

19 settembre domenica. – Vita complessa di tutto il mondo. Parla il Duce. Al mare con il libro. Messa. Mi allontano dal prete non da Dio. Si va a pescare. Pesca dell’accendisigaro. Senza soldi senza fumare. Penso a noi ogni momento. Al cinema nonostante il divieto. Ore 9 lezione di Chimica. Vicino a Liliana. Notte divina.

20 settembre – La prigionia continua. Lavoro nella pineta. Molti usignoli. S’impara il tedesco. Le nubi corrono. 20 km al giorno. Le bolle nelle mani ritornano. Le accette luccicano nel sole. La libertà lambisce i nostri desideri. Ruggero, Marconi, Trentino e un altro scappano.

21 settembre – I marinai continuano ad affluire. Il lavoro continua nella pineta. La mente non funziona più. Che ne sarà di loro? Notizie a getto continuo. Si riposa e inseguono i cavalli. Ottima compagnia. Gemelli è formidabile. Colazione continua nei campi.

22 settembre – Ancora il lavoro. Prendiamo l’autobus. Un rumore di ferraglia un fumo d’inferno e si parte traballando. Con le asce nella pineta, brama di libertà. Pensieri e pensieri. Tristezza. Si ritorna stanchi. Bagno e liberissima uscita. Marselle e la Boulangerie. Ruggero ritorna. La notte

23 settembre – La baracca nel bosco è sorta come per incanto. Notizie continuamente notizie. Gli alpini fra noi. In Sardegna a Creta in Russia i Tedeschi cominciano a subire la guerra. Giubilo. Pantaloni e fasce. Colpo di naia. Ancora notizie.

24 settembre – Sveglia cupa. Da tre giorni piove a rate. Arriva l’autobus. Il malumore continua. Tristezza e pensieri funerei. Corradini e Lanza. Raccolta di uva e meloni. In sella finalmente. Maratona di 10 km. Adunata e proposta. 20 serventi al pezzo. Silenzio. Si scrive a casa. Al bagno dopo il tramonto. Pace e tristezza.

25 settembre – Non c’ è tempo di fare niente. Scrivo il compendio di tutta la settimana. Episodi di poca entità. Rifiuto di fare la guardia. Scalpore al comando e protesta vivace. Nulla giova. Non si fa più la guardia. Serate malinconiche e giornate uguali. Rivedo Marselle e Marinette.

26 settembre domenica – Messa alla Madraque. Rivedo i compagni. Zambitto fa il ganimede e il lavativo. Nella villetta è come un papa. Solitario erro fra i canneti. Il ruscello mormora una musica nostalgica. La rupe mi guarda dall’alto illuminata dal tramonto. Leggo i libri di Martone e i Sepolcri. Notizie sconfortanti.

27 settembre – Solito lavoro nella pineta. Le nubi corrono la pioggia cade e tanta malinconia mi pervade. Il mio pensiero è sempre a emi. Penso tanto ad Anna. Mio dio la rivedrò? Rivedrò gli altri? Ma forse ci sarà una ricompensa a tante fatiche. Dio vuole aprire gli occhi agli uomini.

28 settembre – Serata movimentata. Discorso del Cap. e discussioni di Marchi. Le parole del Cap. sono prive di senno. Lui è un traditore e anche qualcun altro. Mormorii e movimento intenso di meningi. Non si combatterà costasse la vita! Fiera determinatezza di tutti di non impugnare le armi. Da Vercellini, nella pace e nell’intimità (prosegue nello spazio 29 settembre) del focolare. La sveglia ticchetta sul caminetto. Discussioni e punti di vista. Ottima serata. I Camerati vigilano. Anche noi però. Nella pineta a mezzanotte. Finalmente il generale. Parole sciocche quanto inutili. Disapprovazione dei più ragionevoli. R Emanuele aumenta il conto che salderà col sangue.

30 settembre – Si smonta la vecchia posizione della 9° batteria tedesca. Pezzi da 150 e da 122. Molte granate. Un migliaio forse. Gemelli e Santon sono ameni. Per fortuna il tempo passa veloce. Si parla del Generale con pochissimo decoro. Piove continuamente. Tanto fango un mare di fango tutto fango. Stanchezza e riposo ristoratore.

1 ottobre – Solita vita. Episodi disparati. Prigionia continuata. Umiliazioni.

2 ottobre – Solita vita. Sembra di morire lentamente. Immaginari pensieri di rocambolesche fughe.

3 ottobre domenica – Si lavora anche oggi. Non resisto più. Rovisto tra le rovine: Jeanne d’Arc. Pesca di meduse. Malinconia immensa. Parossismo.

4 ottobre – Impazzirò. Certe volte sfioro la follia. Il lavoro è massacrante. Sulla montagna con Nino e Roland in cerca di guai.

5 ottobre – Ancora sulla montagna. Non arriverò alla fine del mese. La fame ritorna terribile come mai. Trovo Malina. Impressioni scambievoli. Piani da Emilio.

6 ottobre –  (La scrittura pare proseguire dal precedente) Com’è bella Liliana e la sua voce è dolce. Si ascolta la radio. Si parla di tutto. È dolce. Visite continue ai bar di St. Cyr. Ancora la montagna. Minatore. Ritorno.

7 ottobre – Ogni colpo di picco aumenta la ribellione. Si partirà? Timore di germania. Le nubi corrono e lo sguardo è volto all’Italia. Tentativo di pensare. Ancora piani e appuntamenti.

8 ottobre – Sulla montagna con il picco. Intorno la libertà. Piani di fuga. Mine. Le ore corrono e l’ora della libertà si avvicina. Riusciremo? Dio ci aiuterà. Monsieur Torrel. In cerca di panni. Giornata febbrile e Liliana e gli altri con noi. La notte.

9 ottobre (in testa alla p. Ezio aggiungerà in seguito a matita Bandol-Nizza)
Solo mezza giornata: Marinette ci aiuta. Tutti ci aiutano. Gli abiti ci sono. Da Emilio con le carte. Piani si cambiano. Uno sembra buono. Brucio la posta. Che dolore. Povero Martone. Alla spiaggia per l’ultima volta. Ancora piani.

10 ottobre domenica – (distinto dal 9 con tratto – successivo – in rosso)
Da monsieur Lorenzo. A gara per aiutarci. Ultimi ritocchi ai piani. Febbrile attesa. Programmationi. Jean Pierre Amanti. Si parte attraverso i campi di St Cyr. Ancora vedo Liliane e Luise. Tutti con noi. A Bandol. Siamo sfacciati. In mezzo ai gendarmi e ai tedeschi. Si fila verso l’Italia. A Nizza all’1a.

11 ottobre – Notte terribile nel cespuglio. Si parte per Sospel. Tutti ci aiutano. Sui respingenti a 100 all’ora. Tutto bene. Si scende a Lescaren (nda Luceran). Un italiano ci aiuta. Si chiama Francesco Lazzero. Pascoliamo le capre e cerchiamo funghi. Si riparte sulle montagne. Altri ci aiutano. Dormiamo in un letto e mangiamo minestra. Incoraggiamento. Buona notte.

12 ottobre – Sveglia alle 6 e partenza verso il colle del diavolo. Piera Cava (forse Cayre de Pia berg oppure Pian Cavala) è passata. La guida ci lascia si chiama Neri Olindo. Proseguiamo altri 20 km. Altri aiuti. Per le grandi pinete in luoghi bellissimi cercando funghi ci avviciniamo a Turiné. Passiamo Turiné e marciamo verso il diavolo. Senza acqua. Fra le tracce della ritirata italiana. 6 bombe.

13 ottobre – Alle 5 sul Diavolo. Acqua. Si scende verso i laghi. Arriviamo a S. Dalmazzo di Tenda alle 10. Tutto è silenzio. Dormiamo nella caverna col fuoco vicino. Notte terribile. Scendiamo all’Europa. Colazione. Pranzo. Attesa. Conoscenza simpaticissima. Sigarette e uva. Sul treno verso Villanova. Marcia forzata. Carabinieri. Finalmente si arriva. Scena madre.

14 ottobre – Sveglia ritardata. Siamo borghesi. Prime impressioni in Villanova. Ottime le sorelline. Buonissima gente. Tanta pace. Il gatto vicino al fuoco. Il desco fumante. Parole affettuose. Sono malinconico. Rollan è triste. Domani partirà. Vorrei partire anch’io e lottare col mio fratellino. Si gioca alle bocce. Sono la negazione indubbiamente. Serata pacifica. Si parla del domani. Fiducia.

15 ottobre – Rolan parte. Buona fortuna. Andiamo a Racconigi in bicicletta. Poi a pranzo e a passeggio. Sento forte il desiderio di andarmene. Fare l’ultimo pezzo della fuga.

16 ottobre – Mi preparo con qualche capo di vestiario di Nino. Lascio la tuta blu da operaio francese con emozione. In fondo, come maschera, è servita benissimo e è costata una divisa militare.

17 ottobre domenica – Domenica torno a Genova a Savona cambio treno è il solito merci con vagoni per cavalli 10 e uomini 40 arriva Sampierdarena e prendo il 7 che va Pontedecimo.

(La scrittura prosegue su Lunedì 18 corretto a matita con “domenica 17”.
Scendo dal Gomella e incontro subito gente che mi saluta come se non fossi mai partito.
(Da qui alla fine gli appunti  – occupano gli spazi dal 19 al 22 ottobre – mostrano una grafia differente e più matura come fossero stati tracciati in seguito)

L’arrivo a casa è drammatico io nella scala faccio il fischio abituale e loro aprono la porta in lacrime avevano capito che ero tornato. Pur essendo in Italia da giorni non era stato possibile comunicarlo a casa. Questo ha ritardato l’incontro di qualche giorno ma è stato bello lo stesso. Dopo mangiato sono andato a dormire per tutto il pomeriggio e tutta la notte. Solo lunedì è tornato tutto quasi normale. E sono cominciate le storie di tutti quei mesi con dentro avvenimenti storici come il 25 luglio e l’8 settembre. La fame, i bombardamenti, la miseria nera e la vita sempre appesa a un filo ogni giorno. Ora eravamo riuniti di nuovo; i nonni erano morti tutti  ma la vita riprendeva a fatica; la guerra non finiva mai.

Gli appunti che seguono sono stati stesi da Ezio, attorno al 2010, comunque dopo la pubblicazione de La Sega di Hitler, in una fase di personale e solitario ripensamento della materia trattata durante la composizione del libro.

10 ottobre domenica – Qualcuna ci porta una bicicletta con un cesto sulla ruota. Noi lo riempiamo di tutto quello che dobbiamo scambiare con i francesi per avere abiti civili. Lasciamo Les Leques e uno a piedi  (cioè con bicicletta alla mano) e gli altri due a piedi raggiungiamo la casa di M. Torrel a St Cyr dove ci togliamo le divise e ci vestiamo da francesi. A me tocca una vecchia tuta blu a due pezzi e una maglietta di cotone blu; conservo gli scarponi perché sono molto consumati e hanno perso l’identità di scarpe militari. Il travestimento è completato da una sacca di tela con tracolla molto in uso in Francia in quel periodo di grande miseria in tutti gli strati sociali. Ringraziamo i francesi e con grande cautela (perché è ancora mattino presto e sopra ci sono tedeschi che dormono lasciamo a piedi St Cyr e attraverso i vigneti ci dirigiamo verso Bandol dove al pomeriggio dovremmo prendere il treno per Nizza. Tenuto conto che tutte le stazioni sono sorvegliate dai tedeschi i biglietti come previsto dal piano sono stati comprati dai nostri amici francesi (Marinette, Emilio ecc.) e passati a noi quello stesso giorno.

La stesura invita alla pagina successiva e quello che segue è riferito all’11 settembre dove il testo del diario relativo a quel giorno è arricchito di alcuni particolari. Proseguo nel racconto della fuga)

Usciti dai vigneti sempre a piedi e molto guardinghi e cercando di essere più disinvolti possibile raggiungiamo la litoranea e ci dirigiamo verso Bandol. Al culmine della salita che scavalca il costone fra le due cittadine scrogiamo degli ufficiali tedeschi. Siamo appena partiti e già abbiamo problemi. Resistiamo all’impulso di buttarci nel bosco e tornare indietro e continuiamo a camminare nella loro direzione scoprendo anche che li conosciamo di vista. Questo aumenta il panico. Nei quanranta metri che ci dividono da loro decidiamo: I° Roland deve parlare sempre a voce alta in francese e Nino e io dobbiamo solo dire sì o no; 2°dobbiamo fermarci a distanza giusta e accendere le sigarette per mettere le nostre facce in posizioni diverse e coperte dalle mani. 3° salutare gli ufficiali. Tutto il piano va a buon fine anche perché siamo proprio bravi a fare i francesi specialmente Rolland con il suo bel francese fluente da Valdostano.

Arrivati a Bandol andiamo in un bar a cercare da mangiare senza esito; i francesi hanno più fame di noi. Ci teniamo alla larrga dalla stazione. Il piano funziona perché è domenica e siamo a Bandol, stazione balneare sempre piena di gente e i tedeschi sono più distratti da questi due elementi. Il treno è alle 16,30. Saliamo infilandoci nel più folto della gente su un treno stracarico e rimaniamo in piedi fino a Nizza dove arriviamo stremati all’una dell’undici ottobre dopo molte ore di viaggio, (i treni civili dovevano ogni tanto fermarsi a favore dei treni militari). Durante il viaggio, oltre la stanchezza per stare in piedi, anche i nostri nervi sono stati messi alla prova da soldati tedeschi di vigilanza che salgono e scendono a tutte la stazioni creando grande panico e non solo a noi.

Alla stazione di Nizza – è notte e c’è l’oscuramento – in fila verso l’uscita notiamo che la porta è controllata da un gruppo di tedeschi che perquisisce la gente e vuole vedere i documenti. Rallentiamo, piano piano ci facciamo superare e riusciamo a essere ultimi e a tornare verso il treno. Nel buio a fatica, troviamo un punto della recinzione che ci consente di uscire all’estremità occidentale della piazza della Stazione. Ci uniamo agli ultimi passanti per allontanarci ancora dalla stazione in direzione di un giardino pubblico dove dovremmo passare la notte. Ma è chiuso. Nessuno di noi conosce Nizza in più il coprifuoco e l’oscuramento ci mettono in crisi. Fa anche freddo. Abbiamo il primo momento di sconforto.  Vaghiamo nel buio cercando di non far rumore alla ricerca di un riparo. Uno di noi sente dell’erba sotto le scarpe, poi un cespuglio, degli altri cespugli. Decidiamo di fermarci lì. Siamo talmente stanchi che crolliamo letteralmente tenendoci stretti gli uni agli altri per scaldarci. Un pendolo che batte le ore e un uomo che tossisce scandiscono la nostra prima notte di Libertà. Al mattino qualcuno mi strattona violentemente. Apro gli occhi a fatica e anche le orecchie per poter capire cosa succede molto velocemente perché la notte sta per finire. La realtà è che ci siamo addormentati un’aiola di un giardino pubblico molto in vista, vicinissimo a molti palazzi.

Ancora pochi minuti e saremmo stati sorpresi addormentati in mezzo alla strada. Ci allontaniamo verso la stazione per prendere il treno che deve portarci a Luceran. Da lì in poi solo a piedi fin oltre il confine passando per la terrificante Cima del Diavolo.

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