Fascicolo n.7 – Doc. n.19 – “Contatti con la Monterosa”. Testim.za di Irene Giusso  “Violetta”, residente a Velva e poi a Torza ma nata il 3.8.1918 a Willenol, Inghilterra. (Doc. in fotoc., comp. da 1 f., 1 p. datt., d. presunta 1976, c.f.).

Trascrizione:

Giusso Irene “Violetta” moglie di “Miro“: Contatti con la Monterosa.

Eravamo a settembre 1944 (circa la metà del mese) e mi trovavo in Torza, ove abitavo con la mia famiglia (dopo che la mia casa di Velva era stata incendiata e distrutta dagli alpini della M.Rosa), già da tempo a contatto con la Coduri e cioè da quando la Banda Virgola era appunto a Velva.
Venni incaricata di recarmi al Bracco per portare notizie alla famiglia del partigiano Bracconi e, trovandomi a transitare dal Colle di Velva, oltre il Santuario, ove era di stanza un presidio della M.Rosa, trovai una decina di militari che si recavano per servizio al Bracco.
Poiché facevano la mia stessa strada, mi accompagnai ad essi e, chiacchierando riuscii a sapere che stavano cercando di disertare, ma non sapevano ove dirigersi. Con molta cautela, temendo potesse trattarsi di un tranello, feci intendere che avrei potuto condurli in zona partigiana.
Venne quindi stabilito un appuntamento per il giorno successivo. Essi si sarebbero trovati fuori della zona minata, in località Barbea, per lasciare la M.Rosa. Un gruppo di 4 militari si presentava infatti all’appuntamento stabilito, affermando che gli altri sarebbero seguiti a breve tempo (a loro dire per non destare sospetto allontanandosi tutti insieme nella stessa direzione). Malauguratamente, ad uno dei 4 alpini, sfuggiva di mano l’arma che portava con sé, dalla quale partiva un colpo.
Il primo pensiero che mi venne alla mente fu quello di essere caduta in un agguato, e quel colpo apparentemente incauto non fosse altro che un avviso ad altri militari, appostati nelle vicinanze. Fortunatamente non fu così perché, anche i 4 fuggitivi si mostrarono allarmati e preoccupati del seguito, per la piega che poteva prendere la faccenda. Nulla avvenne al momento. Tale fatto però sviava i nostri piani perché, il colpo metteva in allarme il presidio del Santuario; pattuglie venivano sguinzagliate lungo la strada e dovetti quindi desistere dall’attendere gli altri fuggitivi che evidentemente, erano rimasti bloccati. Accompagnai quindi i 4 alpini a Disconesi ove trovavasi una formazione della Coduri comandata da Saetta. Non potei più continuare però i contatti perché, scoperta, dovetti lasciare la famiglia. Seppi poi che l’indomani del fatto di cui sopra e altre due volte successive, vennero prelevati e portati al comando del Santuario, mia madre e mio padre, minacciati di gravi rappresaglie (come se averci bruciato la casa non fosse ancora abbastanza) se non avessero dato notizie utili alla mia cattura insieme a quella dei disertori.
Dopo questo fatto, Virgola mi vietò di lasciare la formazione Partigiana e così cominciò la mia milizia attiva e definitiva nei Partigiani. 

Per una Storia della Coduri                           (F.to Giusso Irene “Violetta”)