Doc. n. 2: In quest’altro 2° documento (comp. di f. 27, p. 27 dattil., s. d.) i ragazzi delle scuole elementari di Sesta Godano, in una raccolta di “riflessioni” e di “pensieri” sulla ricorrenza del 25 Aprile, giornata della Liberazione italiana dal fascismo (peccato che non si abbia l’anno di riferimento), ci viene raccontato, più che altro, cosa ne pensavano, le persone “grandi” della loro famiglia, della Resistenza e della guerra partigiana combattuta nelle loro zone.
Il primo pensiero che mi verrebbe da dire, è che queste sono sempre esperienze molto positive per i giovani studenti. Intanto perché dietro ad ogni ragazzo si percepisce la presenza di un’intera famiglia che si raduna per scambiarsi le sue impressioni (nel frattempo variamente maturate sulla Resistenza) e già mitigate e consolidate da un substrato di esperienze accumulate lungo un “dopo” resistenza che ha già modificato in parte (sia in positivo che in negativo) le impressioni ricevute lungo il “durante” o il “prima” della lotta partigiana.

Altro fattore positivo che si coglie, leggendo la raccolta, è la presenza di un “grande” (la maestra o il maestro) che indirizza la ricerca e la focalizza su quello che la popolazione dei “grandi” sta cercando di trasmettere al gruppo dei “ragazzi”. I quali esprimono poi delle loro proprie impressioni: “la paura che la presenza dei partigiani fosse stata foriera di maggiori rappresaglie contro la popolazione inerme; che la presenza dei partigiani creasse condizioni di vita peggiori per tutti (più bocche da sfamare meno cibo per ognuno). E ancora, che la presenza dei partigiani aumentasse la probabilità di più bombardamenti aerei duranti i massicci rastrellamenti nei paese circonvicini”. Oppure, rendersi magari poi conto, che alla fine, la presenza dei partigiani abbia potuto creare, allora, una maggiore salvaguardia contro le incursioni o le “spogliazioni” generalizzate di derrate alimentari da parte dei nazifascisti. Specialmente se fascisti nostrani, razziatori, o mongoli senza regole. Questi racconti mi paiono altresì importanti perché in fondo, senza volerlo, dicono che a Sesta Godano, a parte le prime legittime “paure” dettate ancora dalla non piena conoscenza del popolo alla macchia, hanno accolto bene la Resistenza e l’hanno favorita e molto aiutata: a modo loro e come gli era reso possibile farlo.